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Cronaca

Tentata estorsione, cocaina in pegno del computer del cliente: arrestati

Due pusher stranieri sono stati arrestati dalla polizia per un tentativo di estorsione a danno di un loro "cliente", che aveva inizialmente denunciato la sottrazione di un pc

Due spacciatori tunisini hanno tentato un’estorsione ai danni di un “cliente”. Si tratta di: D. F., nato a Tunisi il 21 dicembre 1978, pluripregiudicato per spaccio, in Italia senza fissa dimora, disoccupato, clandestino e H.T., nato in Tunisia il 5 ottobre 1982, pluripregiudicato per violazioni della legge sugli stupefacenti ed altro, in Italia senza fissa dimora, disoccupato, clandestino.

Giova premettere che i due tunisini sono noti all’ufficio poiché D.F. qualche mese fa, dopo avere commesso molti reati di spaccio è stato ristretto in un C.I.E. (Centro Identificazione ed Espulsione) per la successiva espulsione ma è riuscito a fuggire; mentre il secondo H.T., arrestato dalla sez. criminalità diffusa in Via della Sposa nel marzo del 2011, leader di un nutrito gruppo di spaccio i membri del quale, si ricorderà, hanno dato luogo a numerose lotte intestine, sfociate in risse ed accoltellamenti, per la gestione dell’eredità apertasi al momento dell’arresto, e per accaparrarsi il patrimonio di clienti e di schede telefoniche da questi dismessi/e.

Gli arresti attuali, invece, sono scaturiti a seguito di un’attività investigativa sviluppata dalla Sezione Antirapina, dopo una denuncia iniziale aveva appunto ad oggetto la sottrazione fraudolenta di un computer portatile del valore di € 1.400 ai danni di un giovane perugino.
        
Gli agenti, così come inizialmente veniva prospettata la vicenda, nutrivano non poche perplessità sull’accaduto e perciò procedevano ad immediati approfondimenti, ascoltando nuovamente la vittima che, a seguito di reiterate richieste, precisava finalmente l’accaduto: il computer era stato da lui affidato in pegno ad un extracomunitario magrebino conosciuto con il nome di “Raf”, dal quale aveva già acquistato nel recente passato, a più riprese, delle dosi di cocaina per uso personale, generalmente durante i fine settimana.
        
Più precisamente, secondo quanto riferito dalla vittima, aveva ceduto il computer in questione al “Raf”, suo abituale fornitore di stupefacente, a garanzia dell’acquisto di una dose di cocaina per un valore di € 50, somma che il ragazzo si era impegnato a versare nei giorni successivi al pusher che a propria volta si era impegnato, una volta rifuso il debito, a restituire l’oggetto.
        
Appena concluso lo scambio, peraltro, il cessionario dello stupefacente s’era immediatamente ricreduto, cercando di restituire la cocaina e di riottenere il computer, ricevendo un netto rifiuto dallo straniero il quale precisava che ormai lo scambio era avvenuto (!) e che non avrebbe restituito il pc fino al versamento della somma.
        
La sera successiva il ragazzo ricontattava il “Raf” al cellulare, informandolo di aver reperito i contanti per riscattare il computer: l’uomo, per tutta risposta, alzava il prezzo, pretendendo la somma di € 100 per la restituzione dell’oggetto.
         
Così, nella serata di domenica scorsa, il ragazzo contattava nuovamente “Raf” al medesimo cellulare, ma questa volta rispondeva un altro uomo, sempre dall’accento straniero, che alzava ancora il prezzo, dicendo che per rientrare in possesso del computer la somma da versare era di € 150.
         
La parte offesa si vedeva quindi costretta a fissare in tutta fretta un appuntamento per la giornata di ieri al fine di riottenere il computer, soprattutto per evitare il continuo salire del prezzo del “riscatto”.
         
L’incontro veniva monitorato dagli operanti che, opportunamente appostatisi nei pressi della zona prescelta per l’incontro, assistevano allo scambio del computer avvenuto dopo un fitto intrecciarsi di telefonate tra il ragazzo ed il “Raf”, che giungeva all’appuntamento in compagnia di un secondo extracomunitario notato con il computer in questione trattenuto sotto braccio.
        
Gli operanti intervenivano e, dopo un breve inseguimento a piedi, riuscivano a bloccare ed arrestare le persone in oggetto. Al momento dell’arresto, DRISSI Faycal veniva trovato in possesso del telefono cellulare usato per i contatti con la parte offesa.
        
Una volta in ufficio si accertava che la persona indicata con il nome di “Raf” si identifica in realtà per DRISSI Faycal, mentre il secondo soggetto veniva immediatamente riconosciuto per l’arcinoto HABACHI Tarek.
        
Giova evidenziare che, sulla base di quanto accertato e dichiarato dal ragazzo, questi aveva in passato acquistato più volte cocaina contattando il numero di cellulare citato, ed in tali occasioni lo stupefacente gli veniva consegnato indifferentemente sia dal DRISSI che dal Tarek.
        
Le cessioni avvenivano tutte in luoghi appartati del quartiere Elce, ove si trova l’appartamento in cui Tarek sta scontando l’obbligo di dimora. Per le descritte emerse circostanze i due venivano, su disposizione del Dr. Cicchella p.m. di turno, sottoposti a fermo di indiziato di delitto per il reato di spaccio di sostanza stupefacente, con le aggravanti del concorso tra loro e della continuazione e di tentata estorsione ai danni del ragazzo.

 

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