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Cronaca Assisi

Assisi, corse del taxi con il prezzo maggiorato dell'80%: licenza sospesa

Il Tribunale amministrativo regionale dell'Umbria dà ragione al Comune di Assisi: tassametro con parametri sballati

Il Comune di Assisi ha sospeso la licenza a un tassista accusato di aver ritoccato il tassametro, con un incremento non legale della tariffa.

Il tassista, difeso dall'avvocato Michele Bromuri, ha portato il Comune, difeso dall'avvocato Alessandro Bacchi, davanti al Tribunale amministrativo regionale dell’Umbria, chiedendo l’annullamento del provvedimento di sospensione della licenza servizio taxi.

La Polizia locale, a seguito di un esposto aveva avviato dei controlli “in ordine alla funzionalità del tassametro installato sul taxi del ricorrente”. Il quale aveva riferito agli agenti di “non essere in servizio quel giorno”, ma la Polizia locale “procedeva con le verifiche, effettuate mediante la percorrenza dei seguenti tratti di strada: 1) Santa Maria degli Angeli zona Stazione – Rivotorto; 2) Rivotorto – Santa Maria degli Angeli Teatro Lyrick; 3) Santa Maria degli Angeli Teatro Lyrick – Rivotorto”.

All’esito del controllo, a detta degli accertatori, emergeva “l’applicazione di un corrispettivo di € 3,15 per mille metri, anziché di € 1,67 (1000/30*0,05) con una maggiorazione di circa + 88% e quindi il mancato rispetto della tariffa vigente stabilita con DGC 92/2012 di € 0,05 per ogni 30 metri”.

Nel corso di una verifica successiva, effettuata “dagli stessi agenti accertatori e con le medesime modalità al fine di verificare il corretto funzionamento del tassametro, veniva riscontrato il ripristino della corretta funzionalità dello strumento” e il tassista “dichiarava che il tassametro era stato sottoposto a verifica ... presso una azienda specializzata ed il personale tecnico gli aveva riferito che era ‘starato’; aggiungeva, altresì, di aver anche effettuato presso la casa produttrice del veicolo un richiamo ufficiale, per verificare l’intera parte elettrica dello stesso”.

Il Comune di Assisi, però procedeva alla sospensione della licenza taxi rilasciata al ricorrente.

I giudici amministrativi hanno riconosciuto che il tassista, benché avesse detto di non essere in servizio, “era parcheggiato presso la stazione ferroviaria di Assisi, sul lato opposto della strada (come normalmente accade quando sono occupati i posti riservati ai taxi), con l’insegna “TAXI” installata sul tetto (ancorché fosse dotata di supporto magnetico e, quindi, facilmente rimovibile) e ben visibile; lo stesso, inoltre, al termine della corsa ha riscosso il corrispettivo di € 10,95, come da ricevuta di pagamento allegata alla relazione degli agenti accertatori” e che “al ricorrente non sia mai stata contestata la presenza di manomissioni sul tassametro né l’assenza di piombatura, bensì la riscontrata applicazione di una tariffa maggiore di ben +88,60% rispetto a quella stabilita dal piano tariffario approvato dalla Giunta comunale”.

Da qui il rigetto del ricorso e il riconoscimento delle ragioni del Comune di Assisi, con condanna del tassista al pagamento delle spese processuali.

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