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Cronaca

Da ex immobile degradato a casa - famiglia, inaugurata la nuova struttura a Perugia

Casamia" apre le porte. Inaugurata la nuova struttura a Perugia per persone con disabilità: "Qui si percepisce profumo di casa"

Ad affiancare l’attività della “Casa del Nibbio”, in quel di Prepo, giunge al sospirato traguardo il progetto “Casamia” della Comunità Capodarco di Perugia. Comunità che pertanto, fra i centri socio-riabilitativi-educativi-terapeutici, annovera oggi ben tre diurni e altrettante  residenze che accolgono persone adulte con disabilità.

“Casamia” discende dal recupero di un immobile degradato di proprietà dell’Opera Pia Marzolini. “La nostra missione – dice la presidente Francesca Bondì – è quella di creare e mantenere relazioni riconducibili all’essenza di famiglia”. “In tal modo – aggiunge – i nostri 32 operatori si connotano, oltre che come specialisti, come “familiari” e compagni di viaggio dei nostri ragazzi”.

Poi la Bondì ringrazia i tanti che hanno dato tanto: privati, aziende, prestatori d’opera. Fra i quali – tanto per restare in famiglia – piace ricordare il dinamico e generoso Eutimio. E poi Giampiero Bianconi, presidente della Fondazione Cassa di Risparmio, ma anche Unicredit, Liomatic, Emi, Spagnoli, Ticchioni, Nuona Parati, i genitori dell’Associazione “Ottavo giorno”, Totem, Carla Schucani e… tanti altri sconosciuti “eroi del terzo millennio”.

Il presidente nazionale don Vinicio Albanesi ricorda che le strutture e le Associazioni attraversano tre fasi: nascita, sopravvivenza, sviluppo, riuscendo a coniugare scienza e virtù e risultando efficienti, solo se sono capaci di formulare (e realizzare) progetti a lunga distanza.

L’assessore regionale alla sanità Luca Barberini, elogiando l’operato della Bondì, ricorda che da soli non si va da nessuna parte e occorre recuperare il senso di comunità che, scostandosi dalle generiche enunciazioni di principio, assume la facies della concretezza. “La Regione – ricorda – progetta, per i soggetti disabili, percorsi che mirano all’autonomia. Ma occorrerà una rivisitazione regolamentare e un adeguato potenziamento-finanziamento del progetto “Dopo di noi” che sta a cuore ai genitori con figli disabili e all’intera collettività” (si ha, al contrario, notizia di un taglio governativo al progetto, ndr).

L’assessore comunale al sociale Edi Cicchi dice: “Qui si percepisce il profumo di casa, il senso di una festa che non riduce la disabilità all’ottica del semplice assistenzialismo”. All’inaugurazione sono presenti tre sindaci della Vetusta: Locchi, Boccali e Romizi, ma anche la senatrice Valeria Cardinali e il consigliere regionale Carla Casciari. Si ricorda che nella nuova casa-famiglia “Casamia” verranno a breve trasferiti i “ragazzi” della struttura di Ponte San Giovanni.

Il parroco don Giuseppe Gioia fa appello alla dignità umana, benedice l’immobile e affida i comuni auspici alla preghiera del Paternoster e alla benevolenza divina. Quindi la visita che suscita meraviglia per l’entità degli spazi e per la qualità dei servizi. Un concetto, quello di festa, che appartiene anche al pensiero del nostro Aldo Capitini, definito da Walter Binni, “libero religioso e rivoluzionario nonviolento”. Perché la prima rivoluzione, in materia di attenzione alla disabilità, deve avvenire nei nostri cuori. Per riuscire ad essere più civili, più uomini. Perché alla cultura del “tu” subentri quella del “noi”.

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