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Cronaca

Strage del Broletto, assolto il medico che firmò il certificato per il porto d'armi all'assassino

Con quell'arma Andrea Zampi aveva ucciso due donne negli uffici regionali e poi si era suicidato. La Corte di Cassazione ha annullato, senza rinvio, la condanna inflitta al professionista dalla Corte d'appello di Firenze

Assolto definitivamente il medico che firmò il certificato con il quale Andrea Zampi, il perugino che ha compiuto la strage del Broletto.

La III Sezione Penale della Corte di Cassazione, all’udienza del 12 novembre del 2021, ha annullato senza rinvio la sentenza di condanna emessa nel giudizio di appello bis dalla Corte di Appello di Firenze nei confronti del medico accusato di aver rilasciato ad Andrea Zampi il certificato anamnestico per poi poter richiedere in Questura il porto d’armi.

Andrea Zampi era entrato il 6 marzo del 2013, negli uffici della Regione, aveva sparato diversi colpi di pistola, uccidendo due impiegate, Margherita Peccati e Daniela Crispolti, per poi rivolgere l’arma contro se stesso e premere il grilletto. Proprio quell’arma Zampi non avrebbe potuto, né dovuto possederla, visti i suoi trascorsi psichiatrici. Eppure aveva ottenuto tutti i permessi e le autorizzazioni per il rilascio del porto d'ami per uso tiro a volo e il giorno prima dell'omicidio-suicidio aveva potuto acquistare la Beretta semiautomatica utilizzata per compiere la strage.

In un documento manoscritto, intitolato “THE FINAL countdown”, Andrea Zampi aveva sfogato tutta la sua amarezza e la sua disperazione, sentendosi vittima delle istituzioni che gli avevano revocato l’accreditamento per svolgere i corsi di formazione di Provincia e Regione: “Alcuni della Provincia e della Regione — scriveva Zampi — abbassano lo sguardo quando mi incontrano. La coscienza parla, dopo che mi hanno massacrato, non è sufficiente, ora arriva la morte”.

In un passaggio Zampi aveva scritto di una “irruzione a mano armata nell’Istituzione pubblica Regione Umbria”, dispiacendosi di “non entrare in Provincia a terminare chi di dovere, perché sono loro che hanno iniziato il tutto”.

Il medico che aveva firmato il certificato anamnestico era già stato assolto in primo grado dal giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Perugia nel 2015; sentenza appellata dal pubblico ministero e da alcune delle parti civili e parzialmente riformata in appello dalla Corte di Appello di Perugia nel 2016; “tale sentenza di appello veniva, quindi, annullata con rinvio dalla Cassazione, la quale evidenziava come nel percorso argomentativo della Corte di Appello di Perugia si giungeva ad affermare la parziale responsabilità dell’imputato con una erronea ricostruzione della colpa in capo al medico, il quale in realtà non avrebbe potuto prevedere gli intenti omicidiari dello Zampi – scrivono i difensori del medico, gli avvocati Franco Libori ed Ilario Taddei - All’esito del nuovo giudizio di appello, la Corte di Appello di Firenze – nonostante le precise indicazioni fornite dalla Cassazione – non si adeguava ai principi di diritto dettati dalla Suprema Corte ed emetteva una nuova sentenza di parziale condanna del medico”.

Il medico, in sostanza, non poteva conoscere lo stato di rabbia e rancore di Andre Zampito, né il suo stato di pericolosità in virtù del fatto che era il suo medico curante da poco tempo e non aveva avuto modo di fare approfondimenti specifici.

Con la sentenza della Cassazione, a seguito del quinto grado di giudizio, è stata nuovamente annullata senza rinvio, quindi finisce qui la vicenda, la sentenza di condanna emessa nel giudizio di appello bis dalla Corte fiorentina.

“Si chiude quindi, dopo oltre 7 anni e mezzo dai tragici fatti, il processo penale a carico del nostro assistito – conclude la nota degli avvocati Franco Libori ed Ilario Taddei - Siamo molto soddisfatti di questa pronuncia che ridà serenità al medico che si è sempre professato innocente, sin dall’inizio della vicenda giudiziaria”.

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