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Cronaca

Ripetitori radio a Monte Malbe, il Tar: "Impossibile delocalizzare le antenne, ma stop a nuovi impianti"

Respinto il ricorso del proprietario del terreno e di Radio Maria per la realizzazione di un nuovo traliccio

L’agglomerato di antenne che sorge a Monte Malbe non può essere toccato.

Per questo motivo è stato respinto il progetto di delocalizzazione avanzato dal proprietario di un terreno nella zona e Radio Maria.

Il proprietario del terreno ha presentato un ricorso al Tribunale amministrativo regionale dell’Umbria contro il diniego alla delocalizzazione firmato da Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio dell'Umbria e Comune di Perugia.

Nel terreno del ricorrente “sono installate antenne e strutture tecnologiche di vario tipo per le trasmissioni radiofoniche, televisive e di altro genere (tra gli altri, anche degli impianti di Radio Subasio S.r.l., Radio Aut, Radio Maria, dell’associazione Radio Luce, di Radio Radicale, RAI MF 1 e RAI GRPR)”. Si tratta di un “agglomerato di impianti di telecomunicazioni di livello primario, sviluppatosi nel corso degli anni in modo disomogeneo, collocato in località Ortilullo, Monte Malbe, posizione che consente la copertura di una vasta area a livello nazionale; per la sua favorevole posizione orografica il Monte Malbe è stato inserito fra le postazioni di radio-telecomunicazioni previste nei piani nazionali di assegnazione delle frequenze, redate dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni”.

E per questo motivo la richiesta di “rilascio dell’autorizzazione ... per la realizzazione delle infrastrutture necessarie alla futura delocalizzazione, per il risanamento dell’area, degli impianti ricetrasmittenti attualmente esistenti in loc. Ortilullo - Monte Malbe e per l’attivazione dell’impianto di trasmissione in radiofrequenza dell’emittente “Radio Maria” al Comune di Perugia” è stata respinta.

I giudici amministrativi, per tutta una questione di leggi e regolamenti, hanno ritenuto non ammissibile il ricorso in quanto il proprietario del terreno non ha interesse a promuovere la delocalizzazione, ma solo le associazioni o le società che utilizzano i ripetitori o li gestiscono. Quindi l’agglomerato di antenne rimane lì.

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