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Cronaca

"Stavi con me per il reddito di cittadinanza e ora non mi fai vedere mia figlia": in appello contro la condanna per stalking

L'uomo è accusato di aver perseguitato la ex moglie per mesi con telefonate e messaggi

Un uomo è accusato di stalking nei confronti della ex e di aver mancato al sostentamento della donna e della figlia. Secondo l’accusa “con condotte reiterate molestava e minacciava la coniuge e la figlia non più conviventi in quanto lo stesso aveva abbandonato il tetto coniugale”.

Per la Procura di Perugia si sarebbe recato “a casa della coniuge con il pretesto di vedere la figlia per poi iniziare le avance alla donna, da lei respinte, tanto che l’uomo ingiuriava e minacciava “sei una put…, una mign…, una tr… un’approfittatrice hai usato i miei soldi delle carte di cittadinanza” minacciando di portarsi via la figlia e che le avrebbe fatto fare “una brutta fine … ti faccio dare un crocchione che ti faccio mettere sulla sedia a rotelle, guardati le spalle”.

In neanche un mese avrebbe indirizzato alla donna “numerose e insistenti chiamate telefoniche e messenger, numerosi messaggi scritti e vocali, anche in orari notturni, in cui le chiedeva insistentemente di tornare a vivere insieme e manifestava forte gelosia verso altri uomini”, reiterando le minacce di portare via la figlia e che “si sarebbe fatto giustizia da solo e non aveva paura di nessuno”, proferendo insulti come “tr…, put…, devi morire stanotte, tu e le tua famiglia, una razza di mer…, lur… hai fatto la falsa tutti questi anni … e adesso mungi un altro”, affermando di non aver paura di avvocati, giudici, magistrati.

Minacce e insulti rivolti anche a un ipotetico nuovo compagno della donna: “Vi ammazzo entrambi, stai attenta perché quando ti prendo ti spacco la faccia … andrò in galera, un mese, due mesi, ma io la faccia te la spacco a te e a quel bast… che hai vicino a te”.

Per settimane l’imputato avrebbe proseguito con telefonate e messaggi minatori, compreso un video in cui l’uomo bruciava una maglietta con stampata la foto della figlia e dicendo: “Domani chissà anche la mamma”.

In un crescendo di minacce e insulti, arrivava anche ad affermare di voler disconoscere la figlia, visto che la moglie non gliela faceva incontrare. Salvo poi offrire 100 euro alla donna per una prestazione sessuale e negare la sua firma sulle carte della separazione “perché c’era troppa roba da firmare”.

Alla fine l’uomo è finito sotto processo con l’accusa di stalking nei confronti della moglie e della figlia e di aver mancato al sostentamento della famiglia.

Inj primo grado l’imputato è stato assolto dall’accusa di stalking ai danni della minore, così come dall’accusa di essersi sottratto agli obblighi familiari. Condannato a 2 anni e 10 mesi per le molestie e la persecuzione della donna.

Adesso si apre il capitolo del processo davanti alla Corte d’appello, con il nuovo legale, l’avvocato Patrizia Pugliese, per provare a cancellare la condanna (o ridurre la pena).

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