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Cronaca Spoleto

Addio al prete pro-accoglienza dei migranti: Don Formenton. Da divieto di ingresso in chiesa ai razzisti all'assalto vandalico subito

Il sindaco di Spoleto: gli insegnamenti che ci lascia sono semi che germoglieranno ancora, perché avranno in dono la sua tenacia

Don Gianfranco Formenton, parroco di Sant'Angelo in Mercole a Spoleto, veneto d'origine ma umbro ormai d'adozione, è deceduto a causa di una malattia incurabile. Negli ultimi giorni si era molto aggravato. Don Formenton era conosciuto in tutta l'Italia per le sue battaglie politiche-religiose pro immigrazione e pro-accoglienza senza se e senza ma. Formenton, dichiaratamente anti-fascista, era salito alla ribalta nazionale dopo il cartello sulla porta della Chiesa: "In questa chiesa è vietato l'ingresso ai razzisti. Tornate a casa vostra". Metteva in guardia i propri fedeli dopo gli episodi di razzismo che avvennero a Quinto di Treviso. "L'intolleranza, dentro quella chiesa, non è per nulla gradita. In nessuna forma".

Le sue idee e le sue prese di posizione erano state oggetto di forte critica politica in città. Nel 2018 la sua canonica venne vandalizzata: ignoti sono riusciti ad introdursi nella canonica mettendo tutto a soqquadro; dai vetri delle finestre spaccati ai cassetti divelti fino a bottiglie rotte e libri, vestiti in terra. Indizi, che fanno pensare a un atto intimidatorio. Ne era convinto Don Formenton, perchè se inizialmente si poteva prospettare un tentativo di furto, ecco che qualcosa è iniziato a non tornare: il cellulare del parroco è stato distrutto e i soldi, lasciati su un tavolo, non sono stati toccati. Sul caso indagarono i carabinieri.

Il sindaco di Spoleto Sisti ha voluto ricordare così Don Gianfranco: "La sua scomparsa sottrae alla città non solo un sacerdote rigoroso e appassionato, ma anche un uomo capace di vivere la fede in maniera vibrante, consapevole, vivace. Don Gianfranco Formenton ha saputo stare tra la gente, tra i tanti parrocchiani e cittadini che hanno saputo negli anni apprezzarne la tempra e la forza d’animo e che, per questo, gli hanno voluto sinceramente e concretamente bene, perché aveva in sé la capacità di intensificare le relazioni umane, di fortificare i legami, di vivere responsabilmente e con lealtà sia il suo essere uomo di chiesa, sia i convincimenti che hanno guidato il suo percorso terreno. Ci mancherà, mancherà a tanti, ma il valore della sua condotta, gli insegnamenti che ci lascia sono semi che germoglieranno ancora, perché avranno in dono la sua tenacia, perché abbiamo in dono il ricordo di ciò che è stato".

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