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Cronaca

La bella vita con la carta di credito clonata, due sotto processo per spese folli da 15mila euro: ma è tutto prescritto

A quasi nove anni dai fatti la giustizia non è stata in grado di arrivare a una sentenza

Quattro giorni di spese folli per 15mila euro con la carta di credito clonata. In due finiscono davanti al giudice per aver fatto acquisti di vini, champagne, abbigliamento e soggiorni al mare, ma anche carne dal macellaio e tabacchi. Il reato, però, oggi si prescrive.

I due sono finiti davanti al giudice per aver fatto la bella vita con il duplicato della carta di credito di un ignaro cittadino e dovevano rispondere dell’accusa di sostituzione di persona e reti legati all’utilizzo fraudolento dei sistemi di pagamento elettronico.

La sostituzione di persona si sarebbe concretizzata perché “in concorso tra loro, al fine di procurare a sé o ad altri un vantaggio o di recare ad altri un danno, con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, si sostituivano illegittimamente alla persona di … e inducevano in errore il servizio clienti della società … che contattavano con tale falsa identità, lamentando lo smarrimento della carta di credito … e chiedendo l’immediato inoltro di un duplicato di tale carta di credito” e facendosela consegnare presentandosi come procuratore speciale del richiedente. Il quale era all’oscuro di tutto.

Una volta ottenuta la carta di credito i due imputati si sarebbero lanciati in quattro giorni di spese folli in ristoranti e bar, consumando quasi 15mila euro in alcolici.

Le spese dei due personaggi finiti sotto processo, difesi dagli avvocati Teresa Giurgola e Antonio Cozza, sono iniziate il 27 giugno del 2015 presso un’enoteca ad Umbertide con 2.200 euro di vini acquistati con la carta; lo stesso giorno a Perugia sono stati spesi 4.390 euro in un bar e la sera in un altro locale perugino è stata fatta una strisciata con la carta per 4.500 euro.

Il giorno dopo il duo era in Croazia per spendere 699,6 euro in un ristorante sul mare. Il 29 giugno a Treviso in una boutique hanno speso 1.553 euro; sempre a Treviso due strisciate da 250 euro l’una per comperare penne di marca.

Nel pomeriggio erano a Lignano Sabbiadoro per comperare francobolli e sigarette per 64.60 euro. Sempre nella cittadina balneare in una bottiglieria hanno acquistato vini per 599 euro.

Il 30 giugno ultima tappa in una macelleria di Padova con l’acquisto di carne per 330 euro.

In nove anni non si è arrivati a una sentenza e stamattina il giudice ha dichiarato l’intervenuta prescrizione.

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