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Giovedì, 21 Settembre 2023
Cronaca

Sparatoria, Boccali a Napolitano: "Testimoni di un disagio sociale"

Boccali ha inviato una lettera al Presidente della Repubblica per spiegare al dramma che si vive anche a Perugia su lavoro, crisi e rapporto con il pubblico impiego

Il sindaco di Perugia ha inviato una lettera al presidente della Republica, Giorgio Napolitano, spiegando che la tragedia del Broletto dove hanno perso la vita due impiegate pubbliche, è frutto di un killer con problemi psichici, ma allo stesso è figlio di un clima che starebbe portando cittadini, imprenditori e amministrazioni guerra ad una pericolosa divisione per via della crisi economica e dei tagli ai servizi alle imprese. Un grido di dolore locale ma che riguarda anche il contesto nazionale. Di seguito la nota integrale.

“Signor Presidente, sono il Sindaco di una città che sta vivendo giornate di angoscia. Perugia è stata colpita da un gravissimo lutto. Mercoledì scorso un uomo, un piccolo imprenditore con problemi psichici ed in difficoltà per la sua azienda, è entrato nella sede della Regione ed ha ucciso Daniela Crispolti e Margherita Peccati, due impiegate, di cui una precaria, prima di suicidarsi. Alle vittime, ed in generale ai loro uffici, attribuiva le ragioni dei suoi problemi economici. Un fatto di sangue di tale proporzioni in un edificio pubblico è una ferita profonda per la nostra comunità.

Certamente il precario equilibrio dell'uomo ha avuto un ruolo nella genesi di questo dramma, ma è anche evidente che un clima malato in cui si mescolano, con effetti devastanti, qualunquistici attacchi alle istituzioni e quotidiane denigrazione di chi vi lavora ha creato il terreno fertile per l'incubazione di quello che, a memoria dei perugini più anziani, è un evento senza precedenti e che ha assunto, per i suoi significati simbolici, una rilevanza nazionale.

Come Sindaco di una città che ha alle spalle una tradizione di correttezza amministrativa, comprendo che, soprattutto recentemente, è forte, ed assolutamente condivisibile, la reazione dei cittadini di fronte a esempi di malgoverno e, perfino,  di  degenerazione dell'immagine delle istituzioni, ma questo non deve intaccare la rispettabilità di amministratori onesti e di lavoratori che compiono quotidianamente il proprio dovere con coscienza e dedizione al servizio dello Stato.

Purtroppo ciò si inserisce, e diventa ancora più grave, nel clima di  crescente  lacerazione sociale generata da una crisi economica che strangola le nostre città, mette a rischio i servizi, impedisce di investire in lavoro, costringe i Comuni ad una mera gestione delle emergenze senza poter dare le risposte alle domande di sostegno che le fasce più deboli rivolgono alle istituzioni locali. Ci sentiamo troppo spesso, noi Sindaci, in prima linea senza armi e senza difese. Siamo troppo spesso testimoni impotenti di un disagio che va oltre le nostre possibilità di intervento.

Tutti i Sindaci italiani hanno avuto in Lei, Signor Presidente, un riferimento certo nella difesa della dignità delle istituzioni ed hanno ascoltato nelle Sue parole una straordinaria spinta morale verso la rinascita del nostro Paese. Gli italiani hanno avuto nel loro Presidente non solo il garante dell'unità nazionale ma anche l'interprete della necessità di rimettere al primo posto gli interessi condivisi della Nazione, oltre gli egoismi e  gli interessi di parte.

Sono sicuro di riportare con correttezza i sentimenti dei miei concittadini nell'esprimerle, assieme alla stima profonda per la Sua Persona e per l'Istituto che rappresenta, la richiesta di continuare a sostenere le ragioni del Paese e delle comunità locali, e nello stesso tempo a difendere le tante persone, pezzi e servitori dello Stato, che nei Comuni e nelle altre articolazioni territoriali cercano di contribuire al superamento di questo lungo inverno sociale.  I perugini, e con loro tutti coloro che lavorano nelle istituzioni, trarrebbero motivo di conforto e di incoraggiamento dalla Sua presenza ai funerali delle vittime”.

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