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Cronaca Ponte San Giovanni

Sferzata allo spaccio: in manette il braccio destro del boss di Ponte San Giovanni

Il latitante torna in Italia da Monaco ma finisce ammanettato a Fiumicino: era scappato da Perugia dopo l'operazione "Show Must Go On"

Mette piede in Italia e finisce in manette. L’operazione “Show Must Go On” della Squadra Mobile della Questura di Perugia, partita nell’ottobre 2014, a distanza di mesi dalla sua esecuzione continua a dare frutti: arrestato il latitante “Kamel” Mssakni Mohamed Amine, alias Msekni Mohamed Amine, detto “Kamel”. Lo spacciatone, nato in Tunisia nel 1986, in Italia senza fissa dimora e pluripregiudicato, alle ore 10.25 dello scorso giovedì 8 gennaio 2015 è atterrato a Fiumicino, su un volo “Lufthansa” proveniente da Monaco di Baviera. Dopo aver fatto perdere le sue tracce in occasione dell’operazione “S.M.G.O.”, secondo la ricostruzione della Mobile rientrava a Perugia o a Livorno, le sue precedenti “sedi operative”, per regolare alcuni conti oppure per reinserirsi nel “commercio” di eroina e cocaina.

Kamel, all’interno del gruppo criminale disintegrato dalla Polizia di Perugia, era uno dei più affidabili e scaltri spacciatori al dettaglio della compagine di Ponte San Giovanni, fidato e diretto collaboratore di Berkane Krachai Karim, “boss” di tutto il gruppo perugino, ed a sua volta luogotenente in Italia del “capo dei capi” Kaabi Ahmed, presente in Tunisia ed in Olanda.

Kamel, oltre a spacciare eroina e cocaina a Perugia, era anche un importante punto di contatto tra il gruppo perugino e quello di Livorno, dove aveva stretto consolidati rapporti di collaborazione per il rifornimento, sempre curato e studiato nei minimi dettagli con la predisposizione di “staffette” e “vedette” con il compito di segnalare, all’occorrenza, eventuali anomalie e decidere repentini mutamenti di programma al fine di vanificare l’intervento delle forze di polizia.
Nelle sue comunicazioni telefoniche, Kamel era solito utilizzare schede sempre diverse e scambiandole continuamente con gli altri spacciatori, ed il linguaggio era sempre dissimulato, ma comunque comprensibile alla Polizia: era solito riferirsi agli incontri con i clienti parlando di ipotetici ”inviti a cena”, ed alla droga parlando di “spesa”.

Una volta catturato a Fiumicino, è stato accompagnato presso la Casa Circondariale di Civitavecchia, sottoposto alla misura cautelare della custodia in carcere.  

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