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Cronaca

"Ci vediamo il giovedì nel piazzale del ristorante, così pensano che andiamo a cena": scoperto e condannato spacciatore

L'uomo non voleva telefonate o messaggi, si faceva trovare nello stesso posto tutti i giovedì per spacciare

“Non mi dovete chiamare, ci vediamo nel piazzale del ristorante, così sembra che siamo amici che vanno a cena insieme”, ma qualcuno non ha rispettato gli ordini e i continui squilli sul cellulare hanno messo nei guai lo spacciatore.

Un 54enne è finito davanti al giudice con l’accusa di spaccio di droga per almeno 10 episodi di vendita di sostanza stupefacente. Episodi accertati a seguito di un servizio di osservazione delle forze dell’ordine, durante il quale gli investigatori avevano notato la presenza dell'imputato a bordo di una vettura nel parcheggio di un ristorante.

L'incrocio dei dati dei tabulati telefonici aveva poi rivelato un elevato numero di contatti telefonici dell’uomo con diversi tossicodipendenti, i quali, sentiti dalle forze dell’ordine avevano riconosciuto l'imputato come il loro fornitore. Presso l'abitazione dell’uomo erano stati inoltri rinvenuti hashish, un coltellino e un bilancino con residui di sostanza.

La difesa dell'imputato sostiene che gli investigatori non hanno mai assistito ad alcuna cessione e i tabulati non forniscono il contenuto delle telefonate, tanto che gli incontri al ristorante potrebbero rivelarsi “mere occasioni di convivialità”.

L’accusa ribatte, fornendo le testimonianze dei clienti fermati dopo l’acquisto: droga consegnata in un pacchetto di sigarette, comunicazioni con squilli o sms perché l'imputato non voleva chiamate vocali, anche un sms esponendolo a conseguenze pericolose, ipotesi confermata da altro cliente che si recava direttamente al ristorante senza alcuno squillo e di chi andava lì solo il giovedì, come appuntamento fisso.

L’uomo è stato condannato a 3 anni di reclusione, con rito abbreviato, in considerazione di un “quadro indiziario” che ha tenuto contro dei “nove episodi di spaccio, dando conto dei contatti di costui con i tossicodipendenti, portati avanti con semplici squilli, facilmente spiegabili con il fine di sottrarsi a possibili controlli, seguendo uno schema durato anni, in base al quale gli appuntamenti avvenivano nello stesso ristorante ogni giovedì, giorno corrispondente a quello in cui abitualmente” l’imputato vi si recava. Sentenza confermata dalla Cassazione con condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e della somma di 3mila euro in favore della Cassa delle ammende.

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