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Cronaca

Sesso, coltellate ed estorsione, la giovane badante e il suo complice sotto processo

La donna è accusata di aver aggredito il figlio dell'anziano che accudiva, e con il quale aveva avuto una storia, e di aver tentato di estorcergli denaro con una falsa accusa di violenza sessuale

Si fa assumere come badante, fa sesso con un parente (maschio) della persona assistita e poi estorce denaro per non rivelare la relazione adulterina. Sono queste le accuse che hanno portato in tribunale una giovane sudamericana (nel frattempo sparita dalla circolazione). Per un episodio, inoltre, c'è anche il reato di tentato omicidio (poi derubricato in lesioni personali) per aver tentato di accoltellare il figlio dell'anziano presso cui lavorava (e con il quale aveva avuto una relazione).

La ragazza per la coltellata era stata arrestata, ma era fuggita dai domiciliari per tentare di estorcere denaro all'uomo con un'accusa di violenza sessuale. Ed era finita ancora in manette. È questa la breve descrizione delle disavventure giudiziarie di una giovane dominicana finita davanti al collegio giudicante per rispondere della duplice accusa di lesioni personali ed estorsione. La ragazza è difesa dall'avvocato Giovanni Zurino; il presunto complice dell'estorsione dall'avvocato Vincenzo Maria Maccarone.

La ragazza era arrivata in Italia nel 2005, accompagnando la madre che si era fidanzata con un perugino. Per la giovane, minorenne, era un cambiamento repentino e l'inserimento era stato difficile, testimoniato anche dai trascorsi che la portavano davanti al giudice minorile: piccoli furti, ubriachezza, molestie. Fino all'accusa più grave di aver trasportato droga durante un viaggio Sud America-Italia. Essendo minore di 14 anni non aveva riportato condanne. Ad un certo punto, però, la madre aveva troncato la relazione con l'uomo e aveva deciso di tornare in patria. La ragazza, diventata maggiorenne, aveva deciso di rimanere in Umbria e di andare a lavorare come badante dell'anziano genitore dell'ex compagno della madre. Con il quale aveva avuto una relazione, come testimoniato dall'uomo ai giudici. “Lei ha avuto un qualche contatto con la giovane” aveva chiesto il giudice. “Certamente” aveva risposto l'uomo con naturalezza.

La stabilità psicologica della ragazza, però, risentiva della lontananza dalla madre e riconosciuta da una perizia psichiatrica per stabilire quella che dovrebbe essere una “personalità border-line”. Cioè con difficoltà a percepire nettamente il bene e il male nelle persone e nelle situazioni. In questo contesto si sarebbe verificata l'aggressione con un coltello ai danni dell'ex compagno della madre. Un'accusa che non è diventata di tentato omicidio solo per le ferite non gravi e per l'arma di modeste dimensioni. Agli arresti in casa, però, non si dava pace. E così prendeva il telefono e faceva una chiamata all'uomo che aveva tentato di accoltellare: “Portami subito dei soldi, altrimenti di denuncio per violenza sessuale”. L'uomo, spaventato, si era rivolto ai carabinieri e veniva organizzata una trappola. All'appuntamento si presentava un amico della giovane. La vittima dell'estorsione si rifiutava di consegnare il denaro al messaggero e chiedeva della ragazza. E quando questo si presentava e prendeva il denaro scattavano le manette per l'estorsione e l'evasione.

Dopo quasi dieci anni, il processo potrebbe arrivare a conclusione domani in tribunale.

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