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Cronaca

Maxi sequestro di beni ad un pregiudicato: "Così si colpisce al cuore la criminalità"

La Guardia di finanza di Ancona e Perugia- su richiesta della Procura Generale presso la Corte d'Appello di Perugia- ha sequestrato un patrimonio di oltre un milione di euro ad un pregiudicato di Ancona

“I patrimoni mafiosi, o illecitamente accumulati, si devono colpire. E’ l’unica arma efficace di dissuasione contro la criminalità organizzata che non sopporta di perdere soldi. Ormai  il nostro processo penale non funge più, da solo, da deterrente e per colpire al cuore la criminalità, bisogna colpire le sue ricchezze.  Sono le parole del sostituto procuratore della Corte d’Appello di Perugia Costaiola, che insieme al procuratore generale Fausto Cardella, hanno presentato in conferenza stampa i dettagli di un maxi sequestro di beni di un pregiudicato marchigiano. 

Il sequestro, sui richiesta della Procura Generale presso la Corte d’Appello di Perugia, effettuata dalla Guardia di Finanza di Ancona e Perugia, ha consentito di rivelare un cospiscuo patrimonio di beni immobili e non, di un pregiudicato residente ad Ancona, condannato per traffico internazionale di sostanze stupefacenti. Una complessa e articolata indagine di natura patrimoniale, al cui termine il Gico del Nucleo PT di Ancona, ha dato esecuzione ad un provvedimento di sequestro finalizzato alla confisca e disposto dalla sezione penale della Corte d’Appello.

C.F., classe 1962, è stato condannato dal tribunale di Milano per il traffico internazionale di droga, e considerato vicino alla cosca n'dranghetista. Spiega Costaiola: “Dopo la sentenza per droga, è stato condannato anche per truffa dall’Appello di Perugia perché è stata annullata nelle Marche dalla Cassazione con rinvio a Perugia". Nulla di che, se non fosse per la precedente condanna per traffico di droga che ha portato la Guardia di Finanza di Perugia e delle Marche ha scavare di più sulla sua situazione economico finanziaria. “Non è stato facile ricomporre il puzzle- sottolineano- dal momento che parte del patrimonio era stato spostato all’estero. Il pregiudicato, attraverso la sua condotta criminosa, aveva accumulato grossi capitali, portati in Bulgaria e intestati alla moglie.

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