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Cronaca

Licenziata per giusta causa dalla Cucinelli, ma il Tribunale annulla la decisione: "Sia riassunta e 20mila euro di risarcimento"

Una giacca di marca sparita dall'azienda è stata al centro di questo contenzioso giudiziario

Quasi ventimila euro di risarcimento e il reintegro al posto di lavoro con tanto di annullamento di provvedimento di licenziamento. Lo ha deciso il giudice il Tribunale del Lavoro dopo il ricorso presentato da una dipendente che era stata spedita a casa "per giusta causa"  essend stata accusata di aver sottratto dall'azienda di Brunello Cucinelli un capo di abbigliamento. L'azienda si era fidata della testimonianza di un dipendente che, alcuni giorni dopo la sparizione dell'indumento, ha ribadito di aver visto fuori dallo stabilimento - nei pressi di un parcheggio di un bar - la donna con la giacca in questione legata alla vita.

L'Indossatrice, difesa dall'avvocato Giuseppe Caforio, ha smontato la testimonianza in due mosse: la prima, portando in aula una giacca simile a quella rubata che era stata acquistata e rimodellata dalla figlia - diplomata dall'istituto di moda -. Simile ma non la stessa. Seconda mossa: in tribunale due amiche hanno confermato che indossava quella giacca  il giorno dell'incontro con il collega che poi l'ha accusata di aver rubato in azienda. Il giudice ha così stabilito: "non esistono prove dirette che quella giacca sia stata sottratta dalla lavoratrice. Non ci sono indizi gravi, precisi e concordanti". Allo stesso tempo, come dimostra la sentenza del Tribunale del Lavoro, le due testimoni sono considerate credibili. Da qui l'ordine di reintegro nel posto di lavoro. 

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