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Cronaca Sant'Andrea delle Fratte

Salute, tumori dell'amianto: seminario su cause e meccanismi

Il professor Albertazzi, ospite venerdì mattina a Perugia, ha parlato dei tumori che derivano dall'esposizione alle fibre di amianto, analizzandone cause e meccanismi

Il prof Pier Alberto Bertazzi, direttore della Scuola di Specializzazione in Medicina del Lavoro della Università degli Studi di Milano, ha partecipato questa mattina, 2 Marzo, al secondo  seminario organizzato dalla S.C. di Medicina del Lavoro del Santa Maria della Misericordia ,diretta dal Prof  Giuseppe Abbritti e organizzato per il quarantesimo anniversario dell’ inizio della attività dell’Istituto di Medicina del Lavoro di Perugia.

Bertazzi ha proposto una relazione avente come tema Il mesotelioma maligno –Cause, meccanismo, incidenza e sorveglianza: “Si tratta di un  tumore raro, associato a esposizione occupazionale, para-occupazionale o ambientale ad amianto e altre fibre asbestiformi. La comparsa del tumore avviene a distanza media dall’esposizione di circa 25 ,ma talora anche di 60 o più anni. L’incidenza di MM è funzione del tipo di fibra (rischio maggiore per gli amfiboli); dell’entità dell’esposizione (concentrazione ambientale e durata dell’esposizione, anche se sono numerosi i casi susseguenti a esposizioni ridotte); del tempo trascorso dall’inizio dell’esposizione elevato alla terza, quarta potenza.

La sopravvivenza dopo la diagnosi è molto breve e mediamente non supera l’anno: “Nei paesi industrializzati la frequenza di mesotelioma rispecchia il consumo di amianto avvenuto nel passato; ha precisato il ricercatore che vanta oltre 300 articoli su riviste scientifiche nazionali ed intenazionali.

"Per esempio, negli USA l’incidenza di nuovi casi è cresciuta in modo assai rapido negli anni ’70  ed ha raggiunto un picco tra 2000 e 2004. In questo periodo l’incidenza tra le donne (meno implicate nell’esposizione occupazionale ad amianto) è rimasta pressoché costante: ciò potrebbe indicare il livello background d’incidenza del tumore e suggerire che l’esposizione ad amianto nell’ambiente generale di vita incrementa in maniera trascurabile il rischio di mesotelioma. Numerose sono le questioni aperte circa l’associazione dell’esposizione ambientale con il rischio di mesotelioma. Il possibile ruolo di fattori genetici è suggerito anche dai confronti compiuti in villaggi turchi tra i rischi in famiglie diverse con medesima esposizione, ha precisato il luminare della medicina.

L’esposizione a radiazioni ionizzanti è un’altra causa riconosciuta di Mesotelioma Maligno: i meccanismi di cancerogenesi includono alterazioni genetiche ed epigenetiche. Un ruolo centrale hanno la formazione di specie reattive dell’ossigeno che favoriscono stress ossidativo che può condurre ad alterazioni genomiche e fenomeni infiammatori che creano un ambiente favorevole al processo di cancerogenesi. Non esistono al momento procedure diagnostiche precoci che permettano un’aumentata sopravvivenza né tantomeno sono disponibili strumenti efficaci di screening.

La sorveglianza sanitaria dei non-esposti ha tuttavia significato e trova utilità sotto il profilo del counseling, della tutela assicurativa, della identificazione di patologie diverse da mesotelioma, della promozione della salute. Produzione e utilizzo di amianto sono banditi in numerosi (ma non tutti) i paesi industrializzati mentre in quelli in via di sviluppo è in crescita. I trend d’incidenza mostrano che la restrizione nell’uso e il bando sono strumenti efficaci nel contenere la frequenza di questa patologia molto letale.

Si calcola che la frequenza di diagnosi del Mesotelioma sia di 3,4  casi per 100.000/anno per gli uomini, e di 1,1  per le donne4.  Ed inoltre, l’aggregazione familiare  non è  sempre giustificata da una comune esposizione ad amianto e potrebbe indicare l’esistenza di una suscettibilità geneticamente determinata, mentre per quanto riguarda l’incidenza del tumore  è in  funzione del tempo trascorso dall’inizio dell’esposizione, dal  tipo di fibra/lavorazione,  e dalla entità dell’esposizione. In Italia da ora a dopo il 2020 si registreranno circa 800 casi all’anno, ma una diagnosi precoce potrebbe limitarne l'incidenza.

 

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