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Cronaca

Seicento euro per lavori fasulli e documenti falsi, sgominata la banda dei permessi di soggiorno

Nove persone, tutti stranieri, davanti al giudice per l'udienza preliminare con l'accusa di aver raggirato lo Stato italiano e decine di immigrati

Lavori fantasma per ottenere il permesso di soggiorno o il ricongiungimento familiare. Bastavano 600 euro per superare gli scogli della burocrazia italiana e rimanere, illegalmente, nel territorio dello Stato. Con l’accusa di violazione della legge sull’immigrazione, falsità ideologica commessa dal privato e falso ideologico sono finiti davanti al giudice per l’udienza preliminare nove stranieri che avrebbero organizzato un traffico molto lucroso di documenti e persone.

Secondo la procura perugina il gruppo, in concorso, avrebbe attestato falsamente “al fine di trarne profitto dalla condizione di illegalità dello straniero … quale datore di lavoro” al pubblico ufficiale “l’instaurazione di un fittizio rapporto di lavoro domestico part time con … tramite denuncia telematica alla banca dati dell’Inps ed avvalendosi della collaborazione di … quale mediatore della trattativa contrattuale, a fronte del pagamento di 600 euro quale corrispettivo della stipulazione stessa, fornendo valido titolo per la richiesta di rinnovo del permesso di soggiorno” e di conseguenza favorendo “la permanenza illegale di questi nel territorio dello Stato”.

In particolare avrebbero attestato “falsamente in via telematica all’Inps l’instaurazione di una serie di fittizi rapporti di lavoro a favore di otto stranieri” e favorito “la permanenza sul suolo italiano” di altri sei stranieri tramite rapporti di lavoro fasulli.

Gli imputati, difesi dagli avvocati Gianluca Bisogno, Francesca Bartoli, Roberta Gubbiotti, Francesca Fioretti, Lorella Mercanti, Claudio Cimato, Laura Filippucci, Laura Balani e Cristiano Sborzacchi, “con atti idonei e diretti in maniera univoca ad indurre in errore il pubblico ufficiale nella formazione di un atto del suo ufficio, presentando presso l’Ufficio immigrazione la domanda di rinnovo del permesso di soggiorno … corredata dal contratto di lavoro, fittizio, tentava di ottenere il rilascio dle rinnovo del permesso suddetto, senza riuscire nell’intento a seguito degli accertamenti dei carabinieri del Nucleo ispettorato del lavoro”.

In altri cinque casi è andata bene, perché sempre “inducendo in errore il pubblico ufficiale circa i presupposti del provvedimento e quindi nell’attestazione di fatti quali l’atto prova la verità, ottenevano il rinnovo dei permesso di soggiorno ideologicamente falsi” consentendo agli stranieri di trattenersi nel territorio dello Stato.

In un altro caso “con atti diretti in modo non equivoco alla commissione del reato di favoreggiamento dell’ingresso illegale di cittadini extra comunitari … in qualità di datore di lavoro attestando falsamente al pubblico ufficiale l’instaurazione del rapporto di lavoro domestico part time con … mediante denuncia telematica alla banca dati dell’Inps, forniva valido titolo per la richiesta di ricongiungimento familiare in favore della moglie, non conseguendo l’intento criminoso per il rigetto dell’istanza da parte dello Sportello unico per l’immigrazione”.

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