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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Quella scuola perugina che riapre il 24 settembre: la preoccupazione e le difficoltà di 900 famiglie

Un ulteriore sacrificio è chiesto a 900 famiglie dell'Istituto Comprensivo Perugia 11, che posticipa la riapertura dopo quasi sette mesi di chiusura. Gestire il rientro in sicurezza non è facile, ma si poteva fare di meglio?

Sulle spalle delle famiglie, come sempre. E dei ragazzi. Questa è l'amara constatazione dei genitori con figli iscritti a Perugia presso le scuole dell'Istituto Comprensivo Perugia 11, che include ben tre scuole dell'Infanzia (Il giardino di Bibi, E. Pestalozzi, A. Gabelli), due scuole primarie (E. Pestalozzi, A. Gabelli) e la scuola media Pascoli. Infatti i circa novencento studenti iscritti nel corposo comprensivo perugino, diretto dalla prof. Nivella Falaschi, lo scorso 9 settembre si sono visti recapitare in mail (non tutti, solo quelli iscritti ai primi anni) il documento tecnico che annunciava la riapertura della scuola posticipata al 24 Settembre.

Altri dieci giorni a casa, duqnue, per i ragazzi dell'Istituto Perugia 11, dieci lunghi giorni che si sommano ai mesi di chiusura, per le note vicende legate al contagio da Covid, ma che pesano tantissimo sui ragazzi e sulle famiglie. Nell'arco di pochi giorni, infatti, tra il 9 e il 14 Settembre, le circa 900 famiglie si sono trovate obbligate a reperire soluzioni per l'affidamento ulteriore dei figli, al netto di qualsiasi bonus, centro estivo (gli ultimi hanno chiuso i battenti l'11 settemre) e qualsiasi altra forma di intrattenimento.

La domanda di molti genitori, ma anche la rabbia, la delusione e la frustrazione, è questa: possibile che nessuno pensi all'equilibrio psico fisico di questi ragazzi? Certamente, gestire il rientro a scuola di un numero così altro di iscritti difronte all'emergenza sanitaria ancora così allarmante, non è semplice. Ma siamo sinceri: ormai ha riaperto ogni tipo di attività: commercio, ristorazione, alberghi, mezzi pubblici, palestre e altri luoghi di intrattenimento. Perché per la scuola non si è pensato per tempo a più piani possibili di rientro, a modalità di coinvolgimento e formazione dei ragazzi che siano efficaci anche a distanza, a più scenari possibili nella situazione di grande incertezza?

I nostri ragazzi saranno differenti. Su di loro hanno pesato i mesi di isolamento, il nuovo modo di stare insieme, lo stop improvviso delle relazioni sociali e anche la "rimodulazione dei programmi didattici", utlima chicca inserita nel documenti di rientro "in sicurezza"... Come se non importasse più il motivo per cui si va a scuola, che è quello di imparare e conoscere, oltre che crescere proprio grazie a quelle insostituibili relazioni amicali e sociali di cui la scuola è culla e scrigno.

Chissà se nel palazzi del Miur, o restringendo il campo alla Regione o in Comune qualcuno prenderà in considerazione questa problematica che si abbatte su tante famiglie, in una situazione sociale ed economica già duramente sofferta.

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