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Cronaca

Scontro al calor bianco fra Calabrese, Camicia e Rosetti... ma poi tutto si stempera con una battuta

La questione si smonta con una risata bipartisan. E, nel corridoio dei passi perduti, fuori della sala del Malconsiglio, un collega, rivolto a Calabrese, lo apostrofa scherzosamente con la battuta: “Stasera le manderai una dozzina di rose scarlatte”

Scontro al calor bianco, in consiglio comunale: botta e risposta fra l’assessore Francesco Calabrese e i consiglieri Carmine Camicia e Cristina Rosetti. Camicia rimprovera alla giunta la decisione di annullare l’intestazione (in Ponte Felcino, vicino a San Felicissimo) di una strada a don Arsenio Ambrogi, Figlio dell’Amore Misericordioso, figura di spicco del clero perugino, assai vicino per un ventennio alla Beata Madre Speranza di Collevalenza.

“La Commissione toponomastica aveva approvato, la Giunta aveva ratificato, il prefetto espresso parere favorevole ma, incomprensibilmente, la delibera – validamente presa – è stata annullata”. In tutto questo, Camicia vede un abuso di potere e legge una sostanziale mancanza di democrazia. Il paragone proposto risulta però sopra le righe quando dice “non siamo in Africa”, con riferimento leggibile a carico del presidente della Toponomastica Wagué. Volendo vederci un po’ di malizia.

Calabrese stigmatizza il nesso improprio, tacciando il consigliere di razzismo e di commissione di reato vero e proprio. Camicia oppone il ragionamento per cui dichiara di essersi riferito, col termine “Africa”, a Paesi totalitari come Libia Siria e altri di quel continente. Paesi nei quali è sconosciuto e inapplicato il concetto di democrazia.

A seguire, Francesco Calabrese biasima il comportamento di Cristina Rosetti, capogruppo 5 Stelle, la quale, anziché proporre un’interpellanza (in merito a presunte irregolarità in ordine alla sponsorizzazione, da parte di una società telefonica, di uno spazio sul sito del Comune) ha scelto la strada di scrivere al segretario generale, minacciando, eventualmente, una denuncia all’Antitrust. Tale comportamento viene dall’assessore Calabrese definito come “barbaro e opaco”. Rosetti replica difendendo la liceità delle procedure seguite e accennando a un presunto “invaghimento” di Calabrese per la sua persona. Atteggiamento che però verrebbe esercitato “in maniera impropria”, ossia offendendola.

La questione si smonta con una risata bipartisan. E, nel corridoio dei passi perduti, fuori della sala del Malconsiglio, un collega, rivolto a Calabrese, lo apostrofa scherzosamente con la battuta: “Stasera le manderai una dozzina di rose scarlatte”. Scaramucce legate alla controversa approvazione del nuovo Regolamento.

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