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Cronaca

Rimosso il Prefetto, una mamma ci scrive: "Ha solo parlato da buon padre di famiglia"

Il prefetto Reppucci è stato rimosso dall'incarico dopo le frasi choc sui genitori dei tossici-dipendenti. Cacciato immediatamente dalle più alte cariche dello Stato. Ma c'è anchi lo difente la lettera di una madre

Rimosso. Senza se e senza ma dopo quelle frasi choc sui genitori dei figlio dei drogati - "si dovrebbero suicidare" -, sulle infiltrazioni mafiose in Umbria e sul rapporto tra stato, famiglie e incubo droga. Il Prefetto Reppucci da pochi mesi in Umbria non è stato mai molto amato: fischiato persino in appuntamenti pubblici.

LA RABBIA E LA PRESA DI DISTANZA

Sia il Premier Renzi che il Ministro Alfano hanno deciso di allontanarlo da Perugia che necessità di un profondo cambiamento per garantire sicurezza e ritorno alla normalità. Ma c'è anche chi lo difende: una mamma perugina spiega perchè è folle mandarlo via dopo tutto "quello che di buono ha fatto".

LA LETTERA PRO-PREFETTO

La polemica scaturita dalle parole del Prefetto Reppucci porta ad una sola parola : Ipocrisia. E’ sconfortante per un giovane che vive proprio a Perugia, vedersi portare via chi aveva finalmente avviato un processo di bonifica e riuscito finalmente a coordinare forze di polizia, istituzioni locali e società civile. Se la gente ha iniziato a denunciare è perché aveva trovato finalmente un interlocutore serio e popolare, che scende tra la gente ed era ben felice di farlo.

Il comportamento di Reppucci è stato piuttosto quello del “buon padre di famiglia” che difende una “creatura” affidatale in un momento difficile. Ha chiamato a raccolta tutti gli operatori del settore ed ha esposto la vera situazione di Perugia. All’assioma “Perugia capitale della droga” non ci sta.

Sembrerebbe che i giornalisti godano della decadenza del loro territorio. La cronaca ha dimostrato che i titoli ad effetto attirano altri giornalisti in cerca dell’onda da cavalcare e se non la trovano sono pronti a crearsela.

Sono cresciuto in una famiglia dove i figli ancora oggi non pronunciano una “parolaccia” di fronte al genitore né tantomeno se lo sognano di farlo i nipoti, e dove mia mamma mi ha sempre ripetuto di stare alla larga dalle “cattive compagnie” altrimenti…mi taglia la testa! Il rispetto maturato nei suoi confronti fa si che non accada perché altrimenti gli darei un dispiacere e si sentirebbe affranta, “fallita”.

E’ questo in fondo il succo del discorso del Prefetto Reppucci.

Mi chiedo se non l’avete capito veramente o fate soltanto finta di non capire. Per togliermi ogni dubbio vorrei provare a fare una traduzione, per chi ne avesse bisogno, del discorso incriminato senza tagli o montaggi ad hoc.

“Molte volte, soprattutto il lunedì faccio il resoconto delle patenti che si ritirano per alcol e droga e, certo, il problema esiste; poi magari arrivano le segnalazioni: -“eh ma mio figlio che ha fatto? Si è fatto uno spinello!” – si tende dunque a minimizzare. Mio padre mi avrebbe tagliato la testa, spererei che qualche umbro tagli la testa al figlio così iniziamo a dare il buon esempio, perché poi fa parte anche di questa decadenza della potestà genitoriale, questo lo dobbiamo dire.”

Nel meridione è di uso comune l’espressione “ti taglio la testa” di certo non usata in senso letterale ma per indicare di mettersi in guardia; è presente anche in un antico indovinello siciliano: “Ci tagghiu a testa, ci tagghiu a cura e viu nesciri na bedda signura. Chi cos'è?” Le taglio la testa, le taglio la coda e vien fuori una bella signora. Cos'è? La soluzione è il fico d’india.

La potestà genitoriale è la potestà attribuita ai genitori di proteggere, educare ed istruire il figlio minorenne e curarne gli interessi. Così come stabilita dall’art. 155 c.c. «Provvedimenti riguardo ai figli», comprende diritti sia di natura personale sia di tipo patrimoniale tra cui quello di “educare, secondo la diligenza del buon padre di famiglia, ai costumi del luogo dettati dall’esperienza comune” .

Un genitore ha dunque il diritto/dovere di “mettere in guardia” il proprio figlio da un pericolo certo ed attuale quale la droga. Minimizzare il problema e difendere il figlio non e’ certo la soluzione. In presenza di tanti figli viziati e padri accomodanti ai loro capricci l’unica soluzione e’ scuotere fortemente le loro coscienze; ricordare ai figli di onorare il padre e la madre, rispettarli.

Gli è stato poi contestato di aver scaricato tutta la responsabilità sulle famiglie ma invece queste sono le sue testuali parole:

“Chiamiamo a raccolta: siamo in guerra contro chi spaccia e questa guerra la combatteremo con grande energia. Questo vale per noi delle forze di polizia e della magistratura, però lavoriamo anche sul piano sociale: genitori, scuola, famiglia, volontariato, parrocchie, ecco lavoriamo tutti nella stessa direzione.”

Il Prefetto continua cercando di far capire che non esistono differenziazioni tra le droghe, come tra l’altro ha affermato solo il giorno dopo anche Papa Francesco in udienza, nella sala Clementina del Palazzo Apostolico ai partecipanti alla 31esima edizione dell'International Drug Enforcement Conference dichiarando: "No ad ogni tipo di droga. Semplicemente, no ad ogni tipo di droga"- “Vorrei dire con molta chiarezza: la droga non si vince con la droga! La droga è un male, e con il male non ci possono essere cedimenti o compromessi”.

Il giorno prima Reppucci diceva:

“La droga fa male! Al di là di queste ultime trovate di differenziazione tra droghe leggere e pesanti che secondo me hanno portato ad un altro tipo di disorientamento perché magari nel giovane si crea il

convincimento che la droga leggera è una “stronzata”, consentitemi il termine. Ma sempre droga è! Se andate a leggere i trattati qualche conseguenza la portano a livello celebrale anche le droghe leggere. Quindi bisogna stare attenti. Bisogna che le mamme, dico le mamme perché forse hanno più tempo ed hanno quel sesto senso per capire i disturbi dei figli, guardino a fondo negli occhi, vedere se c’è qualcosa che non funziona, anche perché le forze di polizia e la magistratura, scusate, non possono fare da badante e tutore perché la famiglia arretra. Il cancro è lì, sta nelle famiglie perché se una mamma non si accorge che il figlio si droga è una mamma fallita, ha fallito, si deve solo suicidare, scusate.”

E’ inutile girarci intorno, inizia tutto dalla famiglia. Un ragazzo ci passa in media 17/18 ore al giorno. E’ un obbligo delle famiglie proteggere i propri figli. Se tuo figlio adolescente ti chiede soldi oltre a quelli della merenda ma non ritorna con un mazzo di fiori ogni giorno devi chiedertelo cosa ci fa con quei soldi! I ritmi di una famiglia attualmente sono sì diversi ma il Prefetto si appella a quel sesto senso che ogni mamma ha a prescindere dai suoi ritmi.

Attualmente un ragazzo si droga per “provare” nuove sensazioni, a volte spinto anche da quell’aggettivo “leggera” che troppo spesso è usato come pretesto per giustificarsi ma che serve solo a disorientarsi; oppure lo fa perché si sente “solo”, travolto da quei ritmi incessanti che la società ci porta ad assumere, con genitori assenti e presi dal lavoro o dal non lavoro purtroppo. Franco Simone anni fa in una canzone diceva: “Cara droga approfitti di un istante in cui non reggo la mia solitudine e riempi la mia mente di quei vuoti che riesci a vendermi”.

Spero riusciate a capire che da questo punto di vista le parole del Prefetto devono essere giustificate.

Auspico in un ripensamento del Ministro Alfano e del Presidente del consiglio Renzi, che forse sull’onda emotiva hanno dimenticato ciò che di buono ha fatto fino ad’ora il Dott. Reppucci.

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