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Cronaca

Festival del Giornalismo, Santoro: "Mi candido alla guida della Rai"

Il popolare giornalista di Servizio Pubblico ha lanciato la sua candidatura alla guida della Rai in una conferenza stampa insieme al direttore di Rai4 Carlo Freccero. "La mia Rai con Celentano e tanti giovani, senza però i partiti"

L'ultima giornata del Festival del Giornalismo a Perugia è segnata dalla candidatura annunciata ai vertici Rai di un sempre più quotato Michele Santoro, reduce dalla scommessa vinta di "Pubblico Servizio" e in odore di nuovi progetti editoriali con La 7 e Sky.

"Togliere ai partiti il potere di nomina assoluta per poter avere in futuro una Rai competitiva, che investe in tecnologia, in grado di vincere la sfida con il mercato e soprattutta libera come deve essere un servizio pubblico": ha tuonato Santoro, sostenuto da uno dei massimi esperti di televisione come Carlo Freccero responsabile del canale digitale Rai 4 alla conferenza tenuta al Brufani intorno alle 17:30.

"Ci tengo a precisare che un importante ruolo lo svolge direttamente il presidente del Consiglio dei Ministri, Monti, in fatto di nomine Rai; ha tutti gli strumenti per una stagione non più lottizzata. La mia candidatura, come quella degli altri, deve essere trasparente con tanto di curriculum a disposizione di tutti".

Santoro ammette anche che sarebbe felice "se la nostra candidatura fosse battuta da altre indipendenti più giovani e ben preparate". Ma come sarebbe la Rai del clan Santoro-Freccero? "Un luogo dove non si esclude nessuna voce, ma dove è necessario innovare e anche sperimentare.

Penso ad un Celentano con il compito di selezionare e individuare progetti e personaggi; penso ad un Ferrara che possa lavorare in orari diversi per trainare gente magari la sera su Rai 3.

Non è detto che deve stare a ridosso del Tg della prima rete. E' incocepibile che la Rai abbia  fatto migrare altrove il nuovo programma di Saviano e Fazio: un programma che ha fatto il 30 per cento share è una ricchezza anche commerciale oltre che culturale.

Anche le fiction devono rispecchiare la realtà, la storia e i valori del Paese e non più soltanto le volontà dei partiti che fino ad oggi impongono anche attori in certi ruoli. Non c'è più una fiction sulla mafia, su un magistrato che ricorda il lavoro di Falcone e Borsellino. Abbiamo solo uomini di tutte le forze dell'ordine al comando".

Ma Santoro è anche uomo macchina: "Tagliare la tecnologia, il materiale umano e i progetti innovativi per salvare il bilancio è una operazione che affonda la televisione di stato a favore delle emittenti private. Bisogna valorizzare il personale, trovare nuove forme di mobilità per sostenere nuovi ingressi di qualità e cercare di attrarre nuovi investitori puntando sulla qualità".

Santoro però non ha nessuna intenzione di mandare in soffitta la sua azienda Servizio Pubblico: "Mentre stiamo portanto avanti la battaglia per la Rai, non posso dimenticare che ci sono decine di lavoratori che aspettano le mie decisioni future. Non torneremo sotto padrone, ma cerchiamo accordi per il futuro: con Sky abbiamo ottimi rapporti, con La 7 anche ma non c'è nessuna trattativa".

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