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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

San Costanzo, il Cardinale Gualtiero Bassetti: "Continueremo ad aiutare chi ha bisogno... sono tempi difficili"

Il cardinale Gualtiero Bassetti ha aperto le celebrazioni in onore di san Costanzo nell’evidenziare che: «Vi sono tante fulgide fiammelle, come quelle che ci hanno accompagnato stasera lungo il nostro peregrinare, che infondono calore e gioia e, soprattutto, rischiarano la nostra strada per indicarci un futuro di speranza». Ecco l'omelia del Cardinale.

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di Cardinale Gualtiero Bassetti 

Signor Sindaco, Autorità, Fratelli e sorelle carissimi,
 
ci ritroviamo, come ogni anno, in questa piccola chiesa fuori le mura dell’antica Perugia, ad onorare il santo patrono Costanzo, che testimoniò con il sangue la fede in Cristo Signore. Siamo scesi dall’arce, dal cuore della città, per portare il nostro omaggio al patrono della comunità cristiana. Abbiamo percorso a ritroso la “via regale”, cioè la strada maggiore che re, principi e papi percorrevano un tempo per entrare a Perugia. Abbiamo ammirato le vestigia antiche della nostra città, fiera della sua bellezza e della sua libertà. Quest’anno la “Luminaria grande”, voluta dai Priori nel 1310, s’è arricchita d’un corteo storico che ci ha fatto rivivere i tempi passati, quando i nostri padri vollero che Costanzo fosse il patrono dell’intera comunità e che sotto la sua tutela venissero prese le decisioni fondamentali per il libero comune e nel suo nome fossero pronunciati i giuramenti solenni.
La Luminaria era un’occasione importante in cui maggiorenti e popolo sfilavano insieme per le vie della città, rischiarate dalle migliaia di torce, per testimoniare che la comunità era un cuor solo e un’anima sola, per chiedere al Santo pace e concordia.
I secoli passano, ma il nostro confluire qui, presso le reliquie del Santo, è ancora segno di attaccamento alle nostre radici religiose e di fiducia nella sua intercessione presso Dio.
 
La Luminaria non ha una motivazione soltanto religiosa, ma soprattutto civile. Nel rendere omaggio a san Costanzo si esaltano quei valori morali e sociali sui quali s’è retta per secoli una società che con il suo ingegno, la sua inventiva, la sua laboriosità ha dato vita ad una civiltà carica degli ideali umanistici, per tanta parte cristiani, di pace, bellezza e benessere corporale e spirituale, che ancor oggi regge il nostro vivere comune e ne sostiene, nonostante tutto, il suo continuo progresso.
 
Il tempo che stiamo vivendo, come molte volte in passato, mostra, purtroppo, anche i segni di un’inquietudine che si insinua all’interno della compagine sociale e turba quella tranquillità che è il bene più prezioso per ogni comunità. Mi riferisco ai mille problemi, soprattutto di carattere economico, che ancora attanagliano numerose famiglie perugine, rendendo assai precaria la vita di molti nuclei familiari. La Chiesa è vicina a quanti vivono questo tempo con trepidazione e cerca, per quanto le è possibile, di venire incontro alle tante necessità.
 
Non sono mancati fatti di criminalità che hanno turbato il quieto
vivere e l’onesto operare imprenditoriale e commerciale di ambienti cittadini. Per non parlare del malessere che traspare da quell’oscurità che circonda il mondo del gioco d’azzardo, per molti ormai una vera e propria malattia, che brucia denaro di famiglie già provate dalla crisi e umilia la dignità di chi diventa preda e vittima di una falsa idea della vita, basata sul guadagno facile e sull’arricchimento senza la fatica del lavoro.
 
Sono questi i drammi che ben conosciamo e verso i quali dobbiamo sollecitare una reazione, che sappia far prevalere la ragione, la giustizia e l’onestà, valori senza i quali anche la società più compaginata e concorde rischia di traballare.
 
Ma nel nostro orizzonte, anche ecclesiale, non ci sono soltanto motivi di preoccupazione. In questi mesi di visita pastorale ho potuto incontrare tanta gente, tante comunità vive e impegnate in un serio cammino di fede. Questo è motivo di consolazione e di gioia. Vi sono poi tante fulgide fiammelle, come quelle che ci hanno accompagnato stasera lungo il nostro peregrinare, che infondono calore e gioia e, soprattutto, rischiarano la nostra strada per indicarci un futuro di speranza.

Uno dei motivi per cui ringraziare Dio sono i giovani che si avvicinano alla Chiesa, che vivono quotidianamente l’esperienza delle parrocchie o dei gruppi ecclesiali, impegnati sui fronti della testimonianza evangelica e della carità. Ho negli occhi e nel cuore i visi belli e luminosi dei ragazzi e ragazze che anche di recente hanno affollato la cattedrale per incontrarsi con il loro vescovo. Sono giovani come tutti gli altri, sperimentano la fatica del vivere come tutti i loro coetanei, ma nel loro cuore è accesa quella gioia che solo la fede in Dio può dare.
 
Questi giovani, insieme ai nostri ragazzi, sono il futuro della nostra Chiesa; essi continueranno a tenere accesa la fiaccola della fede; essi daranno un futuro alle nostre comunità ecclesiali. È questa l’esperienza viva di Chiesa che è giunta a noi fin dal sacrificio del primo vescovo san Costanzo, e che continua nel tempo. Abbiamo perciò fiducia in un futuro migliore, intravisto da san Giovanni Paolo II come una nuova primavera della Chiesa. E la primavera, per quanto l’inverno possa essere freddo e duro, arriva sempre e porta con sé la bellezza del creato in fiore.
 
Nella viva memoria del vescovo e martire Costanzo, chiediamo al Signore una nuova primavera per la nostra Chiesa e per la società intera, perché possiamo vivere sempre più da veri fratelli. Amen!
 

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