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L'inviato cittadino- Rocca Paolina, quei reperti antichi tornati alla luce meritano di essere più visibili

L’idea geniale di Oliviero Fusini, dipendente comunale col pallino dell’antico, fu quella di mettere in mostra alcuni lacerti in pietra, frutto dello svuotamento dei detriti della Rocca, precedentemente ammucchiati alla rinfusa e nemmeno censiti

Quei reperti recuperati dallo svuotamento della Rocca Paolina, tirati fuori da mucchi di detriti, stanno benissimo in mostra, ma vanno visti meglio, segnalati e adeguatamente collocati.  Fummo i primi, e i soli, ad accorgerci di quella piccola mostra, realizzata nel vano scendendo a destra la prima rampa delle scale mobili dai portici della Prefettura.

In quella stanzetta si tenevano segnali dismessi, cavi elettrici, scatole e scarti di vario genere. L’idea geniale di Oliviero Fusini, dipendente comunale col pallino dell’antico e della Perugia underground, fu quella di mettere in mostra alcuni lacerti in pietra, frutto dello svuotamento dei detriti della Rocca, precedentemente ammucchiati alla rinfusa e nemmeno censiti (da celebrare in  aeternum il geometra Carlo Ciangottini che si prese la responsabilità dell’operazione).

Quel vano fu ripulito, liberato dal pattume, illuminato e oggi contiene interessanti reperti. Un suggerimento: una targa potrebbe segnalare quell’angolo poco  invisibile e indicare di cosa si tratta. Ma non finisce qui. C’erano “avanzati” altri reperti lapidei: alcuni particolarmente interessanti, con incise iscrizioni o decorati con motivi pregevoli.

Ed ecco il secondo colpo di genio. Fusini e i suoi collaboratori hanno pensato bene di esporli tra l’accesso alla Rocca di viale Indipendenza e la scaletta che dall’ex book shop adduce ai bagni. Operazione efficace, anche perché alcuni piccoli architravi portano la scritta PAULUS III PONTIFEX e, più d’una volta, PAX (anche se mai termine fu più inappropriato a indicare l’atteggiamento del pontefice “forcaiolo” e distruttore della Vetusta). Ci sono anche due grossi frammenti lapidei con iscrizioni consistenti, da affidare all’acribia degli studiosi per decifrarli compiutamente e valutarne l’importanza.

In questo caso, e a tal proposito, i consigli dell’Inviato cittadino sono tre.  Primo: ripulire dalla polvere quella vetrina, dato che lo sporco impedisce di vedere l’esposizione (foto in pagina). Secondo: apporre una targhetta che spieghi di che si tratta.Terzo: mettere nell’ordine giusto quei reperti, dato che la pietra con inciso PAU dovrebbe correttamente precedere quella con scritto LUS, in modo da poter leggere, di seguito, il nome PAULUS, scelto quale denominazione pontificale da chi era iscritto all’anagrafe come Alessandro Farnese.

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