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Cronaca

Accoltella due giudici in tribunale, sentenza confermata per Roberto Ferracci

La prima sezione della Cassazione ha rigettato il ricorso della difesa dell'imprenditore spellano che il 25 settembre accoltellò due giudici al tribunale civile di Perugia

Dodici anni di reclusione per aver cercato di attentare alla vita di due giudici nel tribunale civile di Perugia. Era la mattina del 25 settembre del 2017. Per l’imprenditore spellano Roberto Ferracci, responsabile del folle gesto avvenuto negli uffici del tribunale di Piazza Matteotti dove vi penetrò, con facilità, con due coltellacci da cucina nella borsa, è arrivata la condanna definitiva.

La prima sezione della Cassazione ha rigettato il ricorso avanzato dalla difesa avverso alla condanna già inflitta dalla Corte d’Appello di Firenze confermando, quindi, dodici anni di reclusione per l’imputato.

“Aspetterò il deposito delle motivazioni con cui i giudici della Suprema Corte hanno ritenuto inammissibile il ricorso, per valutare altre strade da perseguire” – commenta il legale di Ferracci, l’avvocato Silvia Olivieri.  “Non ci è stata data la possibilità di accertare la correlazione tra le ischemie cerebrali che lui ha avuto (come evidenziato da risonanza magnetica del 2018) e il gesto compiuto, se fosse stato volontario come i giudici di primo e secondo grado hanno, invece, ritenuto”.

Giudici accoltellati in tribunale a Perugia, Ferracci condannato a 12 anni di carcere per tentato omicidio

La mattina del 25 settembre 2017, l’imprenditore Ferracci, titolare dell’Hotel Julia ormai fallito (tanto che l’immobile, nel novembre di quell’anno, sarebbe tornato all'asta con un prezzo al ribasso rispetto al valore originale) entrò nell'ufficio della giudice Francesca Altrui per aggredirla alle spalle con un coltello per poi ferire il magistrato Umberto Rana, intervenuto per soccorrere la collega. Entrambi finiti in ospedale per le ferite da arma da taglio.  Per Ferracci l’arresto scattò poco dopo con l'accusa di tentato omicidio pluriaggravato, lesioni e danneggiamento.

Per anni in cura al Csm, la difesa si è sempre battuta nel cercare di dimostrare l’impossibilità, per Ferracci, nell’essere pienamente consapevole di quanto stava per compiere negli uffici del tribunale civile tanto che, nelle motivazioni d’Appello avanzate dall’avvocato Olivieri, erano stati chiesti la valutazione della sua incapacità di intendere e di volere al momento dei fatti, l'esclusione della premeditazione e  della volontà omicidiaria, derubricando il reato da tentato omicidio a lesioni aggravate.

“Le condizioni di salute del mio assistito – spiega la difesa – sono state accertate solo nel giugno del 2018, ma non ci è stata data la possibilità di approfondire se fosse stato in grado di intendere e di volere al momento del fatto”.

Roberto Ferracci è al momento detenuto nel carcere di Capanne da dove, nel marzo del 2018, ha rotto il silenzio scrivendo una lettera di scuse ai giudici Altrui e Rana.

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