rotate-mobile
Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca Castiglione del Lago

La porta a casa con l'inganno: datore di lavoro tenta di violentare minorenne

L'uomo l'aveva portata a casa sua con una semplice scusa, ma la ragazza accorgendosi che qualcosa non andava aveva tentato di allertare i genitori. L'uomo è stato rinviato a giudizio

Lei cercava solo un lavoretto da fare di tanto in tanto per arrotondare un po’. I genitori, vedendo le buoni intenzioni della figlia 17enne, non se l’erano sentita di dire “no” e avevano acconsentito a quella richiesta che si concretizzava nel recarsi un giorno a settimana, precisamente il giovedì, in un bar per effettuare le pulizie del locale. Tutto era filato liscio all’inizio, fino a quel “maledetto” 9 giugno 2011, quando la giovane era andata nel bar e aveva trovato il proprietario che le aveva chiesto di riordinare la sua abitazione, perché insoddisfatto delle pulizia effettuate da un’altra donna.

La 17enne, fidandosi ciecamente dell’uomo, un albanese del 1965, residente a Castiglione del Lago, aveva acconsentito alla richiesta. Ma è proprio in quella casa che succede qualcosa di strano. Il 49enne– come si legge nel capo d’imputazione - inizia  a farle strani discorsi del tipo “devi lasciare il tuo ragazzo, non ti vedo felice” e ancora “voglio trovare una nuova compagna che venga a vivere con me e con la quale iniziare una nuova attività commerciale”. La giovane fiutando il pericolo, finge un improvviso mal di testa. L’uomo la invita quindi a stendersi nel letto per uno “speciale massaggio albanese”. La 17enne, impaurita, non se la sente di rifiutare, ma ben presto tenta di alzarsi ed è proprio in quel frangente che la vittima racconta di essere stata aggredita. L’uomo prova, infatti, a baciarla più volte senza il consenso di lei che, terrorizzata, prova ad allertare i genitori. Il 49enne scaraventa via il cellulare, ma accorgendosi della gravità delle sue azione, torna in sé e decide di accompagnare la ragazza a casa.

Qui, come si legge sempre sul capo d’imputazione, l’uomo insiste più volte per salire nell’appartamento della ragazza e poter parlare con la madre. La 17enne si inventa che non c’è nessuno in casa, l’uomo però insistente, suona il campanello e sale. “Si è sentita male”, dirà l’imputato alla donna che si accorge del terrore negli occhi della figlia. Una volta libera di parlare la 17enne scoppia in lacrime e racconta tutto alla madre. L’uomo tenta di chiamare la ragazza la stessa sera per ben due volte, ma lei non rimetterà mai più piede nel suo locale e non rivedrà mai più l’uomo se non in aula.

Oggi, 11 novembre, il giudice per le udienze preliminari, Carla Giangamboni, ha dato ragione alla vittima, rinviando a giudizio l’albanese, difeso dagli avvocati Valentino Viscio e Giuseppe De Lio. La famiglia della giovane si è, invece, costituita parte civile, con l’avvocato Antonello Niccolucci.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

La porta a casa con l'inganno: datore di lavoro tenta di violentare minorenne

PerugiaToday è in caricamento