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Cronaca Gualdo Tadino

Pannelli fotovoltaici smantellati con i soldi pubblici e venduti per nuovi in Africa: 30 persone e 14 aziende nei guai

La Procura di Bologna ha chiuso le indagini su un traffico illecito di rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche. Tutto è partito da Gualdo Tadino

Pannelli fotovoltaici smantellati grazie agli incentivi statali e rivenduti come nuovi in Africa attraverso un sistema di documenti apparentemente in regola per l’imbarco dei container nei porti di Genova, Livorno, Ancona.

Trenta persone e 14 società ritenute responsabili a vario titolo di aver costituito un'associazione a delinquere finalizzata ad attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti, principalmente attraverso false dichiarazioni, certificazioni e fatturazioni hanno ricevuto l’avviso di conclusione delle indagini emessa dalla direzione distrettuale antimafia della procura della Repubblica di Bologna. Nel 2020 l’indagine aveva portato all’emissione di sette ordinanze di custodia cautelare.

L'indagine dei carabinieri del Noe parte dal sequestro di 300 tonnellate di riufiuti anche pericolosi, effettuato nel 2016 in un'azienda di Gualdo Tadino. Nel materiale sequestrato anche numerosi pannelli fotovoltaici. Da qui è partita l'attività investigativa che ha permesso di evidenziare come proprio i pannelli fotovoltaici arrivassero nell'azienda per essere smaltiti, ma in realtà, in base a quanto emerso, dopo una modificata etichettatura, le strutture formalmente dismesse sarebbero ritornate in commercio come nuove. Lo smaltimento dei pannelli ormai vecchi, e il conseguente recupero di alcune componenti, prevede un incentivo erogato dal Gestore Servizi Elettrici. Bonus, secondo le indagini, erogati indebitamente. All’epoca erano stati sequestrati, in via cautelativa, beni mobili e immobili per oltre 40 milioni di euro.

Secondo gli investigatori grazie a documenti contraffatti, i pannelli, provenienti da tutta Italia, in particolare da Sicilia e Veneto, venivano spediti via mare, presumibilmente venduti per la realizzazione di altri campi fotovoltaici oppure smaltiti in discariche, eludendo, però, legislazione e limiti imposti in Italia, e lasciando sottotraccia una consistente parte della reale attività industriale svolta.

Le investigazioni eseguite dai carabinieri sono risultate determinanti per accertare l’esistenza di un’associazione per delinquere finalizzata all’attività organizzata per il traffico illecito di rifiuti, anche transnazionale, all’auto-riciclaggio, alla falsificazione materiale e ideologica di documentazione.

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