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Le vittime da rapinare "scelte" attraverso i siti per incontri: minacciate con coltello e pistola e poi "spennate": due condanne
Incontri a sfondo sessuale, ma a scopo di rapina. In un caso la vittima è stata sequestrata in casa, fatta spogliare e infine rapinata
Incontri a sfondo sessuale, ma a scopo di rapina. Un 50enne perugino e un 30enne tunisino, accusati a vario titolo di rapina, estorsione, minacce e sequestro di persona, sono stati condannati con la formula del rito abbreviato rispettivamente a quattro anni e quattro mesi e a quattro anni di reclusione dal gup Valerio D’Andria.
I due imputati - raggiunti nel mese di agosto da una ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Carla Maria Giangamboni - insieme a due minorenni (per cui si è proceduto separatamente) avrebbero escogitato una macabra, quanto squallida, trappola nei confronti delle proprie vittime.
E così, dopo l’arresto avvenuto lo scorso marzo da parte della squadra Mobile nei confronti di un minore di 17 anni per furto e ricatto ai danni di un uomo conosciuto attraverso una chat, ecco che le indagini, allargatesi a macchia d’olio, hanno portato a scoprire altri episodi simili e incastrare altri presunti responsabili del raggiro.
A febbraio 2017 un perugino sporge denuncia ai carabinieri raccontando i drammatici istanti vissuti all’interno di un’abitazione a Castel del Piano, dove avrebbe dovuto incontrare un uomo, conosciuto tramite una chat di incontri. La trappola scatta al momento dell’incontro quando alla porta lo raggiunge un giovane, che la vittima teme addirittura che sia minorenne. Dopo essere stato rassicurato sull’età, inizia a spogliarsi quando ad un tratto si ritrova con un coltello puntato alla gola, fino all’entrata in scena di altri complici che gli prelevano il bancomat dal portafogli A quel punto, mentre i due bloccano il perugino in casa, una complice preleva dal bancomat 190 euro.
Un altro perugino decide di contattare, attraverso un sito di incontri, una donna per trascorrere qualche ora insieme. Lei gli da appuntamento a Castel del Piano, all’interno di un appartamento. Parcheggia, si appresta ad entrare, quando due uomini lo colgono all’improvviso, lo minacciano con pistola e coltello – secondo la denuncia sporta dalla vittima – e gli sottraggono portafogli e cellulare.
Dalle indagini è emerso come il perugino (difeso dall’avvocato Guido Rondoni) abbia avuto in uso l’appartamento dove si sarebbero consumate le rapine e un sequestro di persona, mentre il tunisino – difeso dall’avvocato Cristian Giorni – sarebbe stato uno dei responsabili materiali della seconda rapina. Dai tabulati telefonici e dalle testimonianze delle vittime, gli inquirenti sono riusciti a ricomporre il puzzle di ricatti e estorsioni.