Gubbio, via libera del Tar al progetto di restauro delle Logge dei Tiratori. Respinto il ricorso di Italia Nostra
I giudici amministrativi hanno riconosciuto il principio del "ne bis in idem", avendo già deciso sui medesimi fatti nel 2016
Il progetto di restauro delle Logge dei Tiratori di Gubbio si può fare. Il tribunale amministrativo regionale dell’Umbria ha respinto il ricorso di Italia Nostra Onlus contro il Comune di Gubbio, il Ministero per i Beni e le attività culturali e per il turismo e la Fondazione Cassa di risparmio di Perugia.
Italia Nostra chiedeva l’annullamento dell’autorizzazione al progetto di restauro, rifunzionalizzazione e riuso delle Logge dei Tiratori e tutti i passaggi tra tavolo tecnico, Soprintendenza e Ministero.
La Fondazione Cassa di risparmio di Perugia è proprietaria, nel Comune di Gubbio, dell’immobile denominato “Logge dei Tiratori”, oggetto di vincolo monumentale. L’immobile, realizzato nel 1603 sopra lo Spedal Grande eretto nel 1323, e suddiviso in un piano terra, primo piano e sovrastante loggiato, è vincolato per il suo valore storico ed artistico, quale testimonianza di un antico opificio per l’asciugatura della lana.
Volendo procedere al restauro dell’edificio, la Fondazione aveva predisposto e presentato un progetto alla Soprintendenza e al Comune di Gubbio. Il progetto, al termine dell’iter burocratico, veniva approvato, al fine di realizzare un “polo per le attività convegnistiche ed espositive”. E siamo a febbraio del 2015.
Italia Nostra impugnava, nuovamente, il procedimento per intero. Progetto che aveva avuto il via libera sempre dal Tar nel 2016.
E i giudici amministrativi hanno respinto il ricorso proprio perché ci si trova di fronte al principio del “ne bis in idem”, cioè di giudicare su un qualcosa su cui si è già deciso.
Quanto all’impugnazione degli altri atti, per i giudici amministrativi sarebbe stata fatta troppo tardi e, quindi, “le doglianze relative al suo contenuto devono ritenersi irricevibili”. Quanto alla modifica dell’intestazione del titolare della concessione, Italia Nostra non può vantare “alcun apprezzabile interesse”. Da qui il rigetto del ricorso per intero e la condanna al pagamento delle spese processuali.