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Cronaca

Il Palio di Perugia piace e seduce, il regista D'Alatri pronto a girare un film su Braccio "il quasi Re"

Il Palio di Perugia - la prima edizione prevista per l'11 e 12 giugno - sta emanando un fermento positivo a tutta la città. Dopo i convegni storici, le presentazione dei Rioni con tanto di elezioni della Prima Dama, la corsa alle iscrizioni e il concorso sui dolci, ora arriva anche un annuncio di tipo cinematografico: un film sul grande condottiero perugino Braccio, sulla sua figura, sulla sua epopea. È il progetto del regista Alessandro D’Alatri, che da quando ha letto il libro del compianto Marco Rufini (“Quasi Re. Le vicende di Fortebraccio capitano di ventura”, Premio Italia Medievale 2014), un po’ romanzo, un po’ biografia, ci sta pensando intensamente. Con lo scrittore si è più volte incontrato per mettere alcuni punti fermi nell’ideazione. E siccome la città si appresta a celebrare degnamente Braccio Fortebracci con “Perugia 1416”, ecco l’occasione di allargare lo zoom sul capitano di ventura perugino.

Alessando D’Alatri sarà infatti ospite, venerdì 29 aprile alle 21, alla Sala dei Notari, dell’incontro “Cinema, capitani di ventura e altre storie”, organizzato da “Perugia 1416 “ e coordinato da Maria Mazzoli. Durante la serata interverranno anche Ignazio Senatore, critico cinematografico e Umberto Maiorca, giornalista. D’Alatri, sceneggiatore e attore, autore di diversi film (come Americano rosso - con il quale vince il David di Donatello e il Ciak d'Oro come miglior film esordio - Senza pelle, Casomai, La febbre) e spot pubblicitari per la tv, ripercorrerà l’esperienza di come è maturata la sua ricerca storica, un percorso condiviso gomito a gomito con Marco Rufini.

Un film su Braccio girato in Umbria costituirebbe un prezioso ritorno ai ciak d’autore incentrati sul Medioevo, che nei decenni passati hanno visto frequentare la regione da autentici mostri sacri della regia come Franco Zeffirelli (“Fratello Sole, Sorella Luna”), Liliana Cavani (due titoli su San Francesco) e Pupi Avati (“Magnificat” e “I cavalieri che fecero l'impresa”).

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