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Cronaca Todi

Rapina in villa, catturato il capo delle belve: massacrò due anziani tuderti

I carabinieri sono risaliti ad un albanese di 31 anni grazie al Dna dopo la rapina avvenuta in una villa di Todi lo scorso 20 novembre. E' uno dei criminali più violenti e senza scrupoli che operava nel Centro Italia. Si cercano altri 4 complici

Era a capo di una banda di albanesi specializzati in rapine in villa dove erano soliti picchiare violentemente e sequestrare anziani. Il 31enne L.M. - residente nel Lazio - è stato catturato dopo che i carabinieri di Todi e Perugia, insieme agli esperti dei Ris, sono risaliti ad una traccia lasciata dall'albanese in uno dei raid più violenti accaduti in Umbria. Il fatto risale al 20 novembre scorso quando la banda - composta da altri 4 uomini - ha preso di mira la villa di un imprenditore di Todi. Armati di pistola, bastoni e cacciavite hanno massacrato un imprenditore sessantenne che ha perso la vista da un occhio per le botte riportate. Il Tenente Colonnello Todini - durante la conferenza stampa odierna - ha spiegato che la caccia ai rapinatori sta continuando a ritmi serrati per risalire a tutti i componenti della banda. 

LA RICOSTRUZIONE DELLA RAPINA IN VILLA A TODI - Il 20 novembre 2012, intorno alle ore 18.30, un commando di almeno 5  persone - tutte travisate con passamontagna ed alcuni di questi armati di pistola e altri di strumenti atti ad offendere (bastoni e cacciavite) - fanno irruzione in una villa di un imprenditore, ubicata nel centro abitato di Todi. 

Qui, i malviventi sorprendono la moglie settantatreenne dell’imprenditore, la quale viene immobilizzata e costantemente tenuta sotto controllo da uno di loro, mentre gli altri saccheggiano la casa. Dopo poco più di un’ora, sopraggiunge presso la villa anche l’imprenditore settantanovenne il quale, appena sceso dalla sua autovettura all’interno del garage seminterrato, viene aggredito dai rapinatori che lo colpiscono violentemente, trascinandolo al piano superiore ove si trova la moglie. 

I malfattori fanno razzia di tutti i monili e del denaro contante presenti in casa, impossessandosi anche di diverse armi detenute regolarmente dal proprietario della casa. Dopo le ore 20, i rapinatori immobilizzano la coppia, legandola con nastro  adesivo e rinchiudendoli in una stanza si danno alla fuga. Solo dopo qualche minuto l’imprenditore riesce a liberarsi e a dare l’allarme. 

La Compagnia Carabinieri di Todi e del Reparto Operativo di Perugia si rendono conto di trovarsi sulla scena di un delitto consumato da veri esperti del crimine. Quest’ultimi, infatti, oltre che con il loro modus operandi fanno supporre che la rapina è stata frutto di una studio delle abitudine delle vittime, adottatando ogni possibile accorgimento per non lasciare tracce, usando guanti ed asportando anche il sistema di videosorveglianza presente in casa. 

I PRECEDENTI DEL CAPO BANDA - L. M., dopo la comparazione del Dna da parte dell'Arma - è stato arrestato direttamente nel carcere di Civitavecchia dove si trova ospite anche per un altro delitto consumato nell'estate 2013. L'accusa è di concorso in rapina aggravata, lesioni personali gravi cagionate all’imprenditore, porto ed detenzione illegale di armi comuni da sparo. L’ultimo episodio da criminale dell'albanese, risale agli inizi di agosto 2013, quando è stato sorpreso, insieme ad una donna romena, a bordo di un’autovettura di grossa cilindrata risultata rubata. Per evitare l'arresto ha tentato di sparare con una pistola semiautomatica contro i Carabinieri. 

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