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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Anziano attirato in una trappola da una donna per essere rapinato dal suo complice: minacciato con una bottiglia

Sotto accusa due 40enni. Lei avrebbe stretto amicizia con l'anziano, mentre lui avrebbe finto di essere il fidanzato geloso, ma il tentativo e finito con una denuncia

Un agguato per rapinare un anziano di 80 anni. È l’accusa che ha portato davanti al terzo collegio del Tribunale penale di Perugia un tunisino di 40 anni e una perugina, coetanea, entrambi con precedenti per droga e reati contro il patrimonio.

I due, difesi dagli avvocati Barbara Romoli, Annalisa Rosi Cappellani e Omar Khmayes, sono accusati di aver attirato l’anziana vittima in un appartamento e poi d aver provato a derubarlo del portafoglio; ma dal furto si è passati alla rapina perché l’imputato avrebbe chiuso a chiave la porta e minacciato l’uomo con una bottiglia, mentre l’imputata l’avrebbe prima spinto e poi trattenuto per impedire la reazione dell'anziano. Almeno è quello che ha raccontato l’80enne, prima nella querela e poi in aula.

I due si sarebbero conosciuti alla stazione di Perugia. Lei è una donna di 40 anni, con problemi di tossicodipendenza e una vita di espedienti, percorsi di comunità e processi. Lui, un 80enne perugino, con famiglia, dice che sono diventati amici, si sono scambiati i numeri e, come il buon samaritano, si è preso cura della donna. Portandola a cena fuori, dandole qualche euro ogni tanto.

Il giorno della presunta rapina, lei avrebbe chiamato l’uomo, dicendo che era il suo compleanno, se la poteva portare fuori a mangiare un dolcetto, ma se prima poteva passare a casa sua. L’uomo accettava. Gli investigatori, però, controllando il cellulare della donna hanno scoperto che appena chiuso con l’uomo, l’imputata avrebbe chiamato l’imputato, come a sottolineare la premeditazione della rapina.

L’80enne si presentava a casa, entrava e si accomodava sul divano, mentre la donna finiva di prepararsi. Dopo pochi minuti entrava l’imputato, un tunisino 40enne con diversi precedenti, il quale iniziava ad inveire contro l’uomo, accusandolo di essere l’amante della sua donna e chiudeva a chiave la porta d’ingresso.

I due iniziavano a litigare e finivano per prendersi a pugni: “È stato un confronto a mani nude, gli ho dato una ventina di pugni e l’ho steso” ha raccontato l’80enne al giudice. In querela, però, si parla di una bottiglia utilizzata come arma per minacciare, salvo poi il comparire di un coltello. Bottiglia e coltello sono poi spariti dalla versione in aula. Il tutto mentre il tunisino cercava di sfilargli il portafoglio, con l’imputata che teneva fermo l’uomo.

Uscito vincitore dalla colluttazione, l’80enne si faceva aprire la porta di casa e chiamava le forze dell’ordine.

L’uomo risulta parte offesa, ma senza costituirsi parte civile e nel corso dell’udienza ha anche rimesso la querela nei confronti della donna; gesto che non serve in quanto per la rapina di procede di ufficio, ma potrebbe servire per una possibile derubricazione del reato a carico dell’imputata.

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