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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

'Ndrangheta, ecco come comandava il clan a Perugia: tutti i nomi e le basi operative

Il clan, dopo mesi di indagini, venne smantellato pezzo dopo pezzo grazie all'indagine "Quarto Passo". Lunedì è arrivato il rinvio a giudizio per alcuni membri della cosca. Perugiatoday.it riporta, dopo una attenta lettura, il dispositivo emesso dal Gup per i rinvii a giudizio

Un'associazione di stampo mafioso direttamente collegata alla cosca 'ndranghetista Farao – Marincola di Cirò e Cirò Marina che agiva nel territorio “al fine di commettere – come si legge nel lungo dispositivo, emesso dal gup Carla Giangomboni, diviso in 78 capi d'imputazione – una serie indeterminata di delitti di usura, estorsione (anche mediante incendio di attività commerciali e beni privati), truffa e furto aggravati, nonché di acquisizione in modo diretto (mediante violenza e/o minaccia) o indiretto il controllo di attività economiche”. Era questa l'attività svolta da alcuni membri della cosca che avevano messo radici a Ponte San Giovanni. Il clan, dopo mesi di indagini, venne smantellato pezzo dopo pezzo grazie all'indagine “Quarto Passo”. Lunedì è arrivato il rinvio a giudizio per alcuni membri della cosca.

In base alla tesi accusatoria, sposata in gran parte dal giudice delle udienze preliminari, le basi operative e le riunioni venivano effettuate nel bar Apollo 4, La Piscina e al pub Merlin, oltre che in due appartamenti di via Manzoni. Tra i vertici del clan, stando alle indagini dirette dal pm Duchini, vi sarebbe Cataldo Ceravolo. È lui l'uomo che avrebbe promosso e organizzato il sodalizio, essendo conduttore delle basi logistiche utilizzate. Ma non solo l'imputato si sarebbe macchiato, insieme a Francesco Salvatore e Campiso Mario, di un altro grave reato: estorsione nei confronti di alcuni imprenditori locali, compiendo atti intimidatori come incendi. Insieme invece a Angelo Maese, Liotti Michele, Gennario Cavallo, Cataldi Rocco Vincenzo e Campiso Mario, avrebbe compiuto una serie indeterminata di truffe ai danni di aziende locali operanti nel settore edilizio.

Proprietario invece del capannone dove veniva nascosta la merce, provente delle presunte truffe, è Mario Campiso. L'uomo avrebbe più volte minacciato una donna, affermando di avere parenti in Calabria che l'avrebbero sotterrata. Il tutto con un unico fine: quelle di estorcerle del denaro.

Ma non sono solo i “capi cosca”, ad avere un ruolo ben preciso, anche le donne.  È il caso di Silvia Blefari (moglie di Mario Campiso) che avrebbe partecipato attivamente ad alcune estorsioni. C'è poi Teresa Pignoli (moglie di Natalino Paletta) che avrebbe, stando sempre alla tesi accusatoria dato che il tutto dovrà essere provato in sede dibattimentale, minacciato più volte una delle vittime finite nella rete della cosca. Anche Immacolata Periota (compagna del Ceravolo) avrebbe avuto un ruolo da protagonista nel clan.

Estorsioni che vanno dai seimila euro a cifre meno consistenti, ma che alzano il velo su un sistema omertoso e violento. Ed è nelle 48 pagine che accompagno il rinvio a giudizio dei 50 coinvolti che si scopre un mondo sommerso che nessuno poteva immaginare. Di questi solo 21 sono stati rinviati a giudizio per associazioni di stampo mafioso. I restanti si sarebbero solo legati in maniera esterna alla cosca.

L'unico ad essere stato assolto è Placido William, mentre ad essere condannati sono stati Papaianni Salvatore, Pellegrino Antonio e Silanga Saverio.

I nomi dei rinviati a giudizio – Salvatore Facente (avv. Barbara Romoli), Cataldo Ceravolo (avv. Luigi Scaramuzzino), Mario Campiso ( avv. Cristina Zinci), Cataldino Campiso (avv. Cristina Zinci), Lombardi Antonio (avv. Daniela Paaccoi e Giuseppe Ierisi), Luigi Orlando (avv. Laura Modena), De Dio Cataldo (avv.ti Allessandro Ricci e Claudia Orsini), Natalino Paletta (avv.ti Cristina Zinci e Massimiliano Riga), Nicodemo Blefari (avv. Francesco Catanzaro), Rosario Petrozza (avv. Angelo Frioni), Giovanni Cataldi (avv. David Zaganelli), Rocco Vincenzo Cataldi (Avv.ti Marco Baldassarri e Gianni Russano), Carmine Saullo (avv.ti Cristina Zinci d Mauro Cordasco), Abdelsamad Soliman Ashraf Aballa detto Stefano (avv. Luisa Cisaro), Abdelsamad Soliman Mohamed Abballa detto Massimo (avv. Luisa Cisaro), Luigi Marino (avv. Salvatore Adoristo); Giuseppe Gentile (avv. Giuseppe Ierisi e Salvatore Adoriosio); Pirgiovanni Mauro (avv. Pierluigi Vossi e Luciano Ghirga), Michele Liotti (avv. Gaetano Figoli), Angelo Maese (avv. Barbara Romoli e Gaetano Figoli), Gennaro Cavallo (avv.ti Barbara Romoli e Luca Alfi); Salvatore Ferrazzo (avv.ti Antonio Cozza e Pietro Nocita); Mario Ferrazzo (avv. Antonio Cozza); Nicodemo Calabretta (avv.ti Giuseppe della Monica e Annamaria Gallo), Letizia Gennari (avv. Stefano Gallo); Pariota Immacolata (avv.ti Cristina Zinci e Luciano Ghirga); Vincenzo Martino (avv. Luigi Scaramuzzino), Francesco Manica (avv. Donatella Panzarola), Mici Ardit (avv. Barbara Romoli), Resuli Lulzim (avv. Daniela Paccoi), Ichim Adelusa (avv. Daniela Paccoi); Lyte Ervis (avv. Daniela Paccoi), Dedej Toni (avv. Antonio Cozza), Istrefi Leonart (avv. Donatella Panzarola), Simone Verducci (avv. Daniela Paccoi), Francesco Pellegrino (avv. Fabrizio Schettini), Fioretti Christian (Daniela Paccoi), Saverio Caputo (avv.ti Assuntina Avallona), Iuele Cataldo (avv. Mariano Salerno), Murgi Natale (avv. Alessia Modesti), Manfredi Francesco (avv. Gianni Russano), Disha Indrit (avv. Donatella Panzarola), Stafa Arber (avv. Donatella Panzarola), Daniele Crugliano (avv. Antonio Cozza), Brunetti Vincenzo /avv. Donatella Panzarola e Cristian Giorni), Pignola Teresa (avv. Cristina Zinci), Lucaccioni Licia (avv laria Pignattini), Luca Placido (avv. Gianni Spina).


 


 


 

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