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Cronaca

Un bambino su 6 ha subito violenza: una guida in aiuto alle forze dell'ordine

Tutela e diritti per l'infanzia al centro di un progetto unico in Italia: presentato a Perugia il vademecum operativo per le Forze dell'Ordine nato dalla collaborazione tra il Garante Nazionale per l'Infanzia e il Dipartimento della Pubblica Sicurezza

Bambini e ragazzi vittime di soprusi, violenze, maltrattamenti e abbandoni. Bersagli inconsapevoli di un disarmante spaccato sociale ancora silente e che ritrae un quadro del fenomeno sempre più in crescita.

La prima indagine nazionale sul maltrattamento ai danni di minori, riportata nel dossier “Maltrattamento sui bambini: quante le vittime in Italia?”, e realizzata in collaborazione con il Coordinamento italiano servizi contro l’abuso all’infanzia (CISMAI), testimonia come 1 minore su 6, fra quelli assistiti dai servizi sociali dei Comuni italiani e 1 minore su 100, fra la popolazione minorile residente, risulti vittima di un maltrattamento e che bambine e ragazze siano la categoria più esposta al problema. La casistica di abuso e maltrattamento, risulta essere tra le principali cause di intervento dei servizi sociali (15,46% del totale dei minori presi in carico).

Dati allarmanti di una problematica sociale da arginare e controllare, prevenire e combattere; se un bambino su 100 accede ai servizi sociali perché vittima di abuso e violenza, questo implica l’urgenza di rispondere al fenomeno con una metodologia di contrasto che investa più risorse possibili, dalle Istituzioni ai Servizi Sociali, dalle Associazioni, alle Forze dell’Ordine. Creare sinergia e rete per prevenire e diminuire un dramma che investe non solo i minori, ma la futura salute di un’intera società.

Ed è per questo che nasce in Italia un progetto unico, un Vademecum per le Forze di Polizia stipulato nel 2014 da un protocollo d’intesa tra il Garante Nazionale dell’Infanzia e il Dipartimento della Pubblica Sicurezza, in grado di rispondere in maniera puntuale e corretta alle criticità legate a tutti gli aspetti che concernono violenza ai danni di un minore.

Presentato stamane ad un importante convegno sui “Diritti per l’Infanzia”, presieduto da Maria Pia Serlupini, Garante Regionale per l’Infanzia e l’Adolescenza, Cosimo Fiore, Comandante Provinciale dei Carabinieri, il questore di Perugia Carmelo Gugliotta e l’Assessore regionale Sanità e Welfare  Luca Barberini, verrà altresì introdotto in tutte scuole dell’Arma in Italia, come materia “di studio” in grado di poter preparare gli operatori di polizia nel miglior dei modi possibili per far fronte a tutti gli aspetti legati non solo alla tutela, ma anche ai diritti dei minori.

Perugia Today ne ha parlato con la D.ssa Serlupini, Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza della Regione Umbria.

Ci può riassumere i punti salienti del Vademecum?

“Il Vademecum fa parte di un protocollo d’intesa che è stato firmato dal Garante Nazionale Vincenzo Spadafora e dal Dipartimento della Pubblica Sicurezza del Ministero dell’Interno.  Riguarda tutte le situazioni inerenti ai minori e verso le quali le Forze dell’Ordine intervengono; vittime o testimoni o autori di reato, minori stranieri non accompagnati da genitori o tutori, ma anche vittime di sfruttamento sessuale, pedopornografia, cyberbullismo, minori scomparsi e minori verso la quale vengono effettuati provvedimenti da parte dell’Autorità Giudiziaria. Questi sono i temi più importanti e nel vademecum si trovano riferimenti, imput e suggerimenti, buone prassi da seguire in caso di intervento e tratte da esempi reali di attività delle Forze dell’Ordine stesse. Per noi è molto importante questo primo incontro, è la prima esperienza in Italia di presentazione di questo progetto alle Forze dell’Ordine, importante è la grande risposta avuta stamane, vista la copiosa presenza di Carabinieri, Polizia, Finanza, intervenuti a Perugia. Mi auguro che questo sia un primo passo per costruire una rete sinergica intorno a bambini e ragazzi che, nonostante la Convenzione Onu sui diritti del fanciullo, ancora, anche in Italia non hanno la grandissima attenzione che meriterebbero”.

A proposito di minori, si parla molto di tutela, e poco di diritti. Quali sono i diritti sostanziali di bambini ed adolescenti che maggiormente non vengono rispettati?

“La tutela è chiaramente fondamentale, ma a volte ci si dimentica che hanno tutti i diritti degli adulti. Ci sono diritti negati come quello dell’ascolto, della partecipazione. Abbiamo anche una legge bellissima a tal proposito, la 285, che parla di partecipazione alla città, alla stessa vita politica della città… ma poco recepiamo di quello che ci dicono. Ma anche il diritto alla loro giovinezza: ci sono ancora 800 mila ragazzi in Italia che vessano in uno stato di assoluta povertà, con dati in crescita sul fenomeno della violenza ai loro danni, dove, nel 98% dei casi, nasce e si sviluppa nell’ambiente famigliare. C’è ancora molta strada da fare per la loro salvaguardia e per i loro diritti”.

Che ruolo dovrebbe avere la scuola nel prevenire, vedere e denunciare maltrattamenti di/su minori?

“Un ruolo fondamentale, sicuramente. La scuola ha anche attivato linee guida contro il cyberbullismo e bullismo; la violenza purtroppo nasce anche all’interno di ambienti che dovrebbero essere protettivi. La scuola rimane però un ambiente privilegiato; è uno spazio, un laboratorio in cui si incontrano le diversità più grandi. Un’attenzione particolare andrebbe riservata anche alla formazione degli insegnanti, che siano in grado di imparare a ‘leggere’ i messaggi che i ragazzi mandano. Ma la scuola non può fare da sola, ecco perché è importante creare un approccio globale alle problematiche”.

Quali sono le strategie di prevenzione e contrasto al fenomeno della violenza sui minori attivate dalla nostra Regione?

“In primis l’attuazione del progetto P.I.U.M.A (“Progetto Integrato Unità Multidisciplinare Abuso”) per il trattamento dei minori vittime di abuso e sfruttamento sessuale, e il progetto P.I.P.P.I.: la sperimentazione di un nuovo modello di approccio al fenomeno della negligenza familiare. Si va ad intervenire all’interno di quelle situazioni di criticità famigliare con l’aiuto di una comunità che se ne fa carico, creando una rete di supporto intorno al nucleo familiare che consenta un aiuto nel far crescere non solo il figlio, ma anche i genitori e l’educazione al loro ruolo”. 

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