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Cronaca

"Mi perseguita ma io non l'ho mai visto": la verità nascosta nelle chat Facebook

L'uomo, stando alla sua testimonianza resa davanti al giudice, si sarebbe reso responsabile di un unico "crimine": averla lasciata

“Si è inventata tutto di sana pianta”. È questa la linea scelta dall'imputato, accusato di aver perseguitato una donna. Una storia d'amore, insomma dal triste epilogo e con strascichi improbabili. Stando alla testimonianza dell'uomo, resa oggi in aula davanti al giudice Cataldo, l'ipotetico stalker non si sarebbe macchiato di nessun crimine, tramutandosi così in una manciata di minuti in vittima.

I fatti – La donna ha denunciato l'uomo perché avrebbe iniziato a mandarle messaggi senza conoscerla. Diversa la versione dei fatti resa da lui: “Io conoscevo bene quella donna. Siamo stati fidanzati oltre un anno. Io andavo sempre a Roma, dove lei viveva. Siamo stati innamorati, insomma, poi ho deciso di lasciarla perché non andavamo più d'accordo”. In poche parole una storia come tante altre, se non fosse che lei “abbai deciso fargliela pagare, inventando questa farsa e mandandolo a processo”.

A fare la differenza sarebbero adesso quelle conversazioni su Facebook tra la donna e il figlio di lui, ovviamente consegnate nelle mani del giudice Cataldo che, a detta dell'uomo, confermerebbero la sua verità. Nelle chat vi sarebbe, infatti, una fitta corrispondenza tra i due: scambi di ricette e parole cordiali. Un rapporto anomalo, ma giustificato dal fatto che il figlio si era affezionato alla donna e per questo non ha mai troncato i rapporti. Insomma un processo che, se confermato nei fatti, potrebbe anche chiudersi con un'assoluzione e il tutto grazie a Facebook.

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