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Cronaca

Caso Marra, il Pm chiede 24 anni di carcere per Bindella: "Omicidio"

"Ventiquattro anni di reclusione per Bindella e l'interdizione perpetua dai pubblici uffici per omicidio". E' questa la richiesta del Pm Petrazzini per Umberto Bindella, l'imputato del caso Sonia Marra, la studentessa pugliese scomparsa dieci anni fa

“Ventiquattro anni di reclusione per omicidio a Bindella e l'interdizione perpetua dai pubblici uffici”. E' questa la richiesta del Pm Petrazzini per Umberto Bindella, l'imputato del caso Sonia Marra, la studentessa pugliese scomparsa dieci anni fa. Nell'aula E del tribunale di Perugia (inaugurata proprio oggi, ndr) era presente la famiglia della giovane e l'imputato, per l'accusa colpevole di omicidio, occultamento di cadavere e sottrazione di beni personali (questi ultimi due caduti in prescrizione). Ora sarà la Corte a decidere, ma intanto il Pm ha voluto lanciare in aula un appello alla verità: "Mi rivolgo all'imputato, affinchè sveli dov'è il corpo di Sonia. i suoi familiari hanno diritto di saperlo".

Ma perchè Bindella avrebbe dovuto uccidere la povera Sonia? Per l'accusa la risposta è da ricercarsi nel conflitto tra i due: "Sonia voleva continuare la relazione, lui no". Motivi determinanti forse per compiere un simile reato? "Si arriva a uccidere per una tv troppo alta, per un parcheggio. Insomma, per i motivi più incomprensibili, ma non per l'autore del delitto. Alcuni soggetti possono esplodere per una qualsiasi cosa".

E poi ci sarebbero le condotte "anomale " dell'imputato, successive alla scomparsa di Sonia, che avrebbero contribuito a costruire il castello accussatorio contro Bindella. Alle chiamate dei carabinieri, l'imputato avrebbe-secondo l'accusa- risposto in maniera discordante circa i suoi rapporti con la giovane studentessa, prima dicendo di non ricordarsi di lei,  poi  spiegando di averla frequentata per un periodo, ma che ora non aveva più rapporti la stessa. Una contraddizione, secondo il Pm, che riporta invece come solo 48 ore prima Bindella sia andato a casa di Marra per farle fare il test di gravidanza, "sincerandosi in prima persona, dell'esito della presunta gravidanza".

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Per la parte civile, la scomparsa di Marra non può che attribuirsi ad un omicidio: la ragazza non si sarebbe mai allontanata da casa, non solo perchè ritenuta dai familiari e dagli amici una persona abitudinaria (contatti giornalieri e a determinate ore con la madre), ma anche perchè priva di mezzi economici tali da indurla a potersi ricostruire una vita altrove. E quei telefoni cellulari, che seppur mai ritrovati, non hanno più evidenziato nessun traffico, nessuna ricettività dal giorno della sua scomparsa. E poi c'è ancora quella figura che si introdusse a casa di Sonia il giorno della sua scomparsa. Una persona che doveva conoscerla bene-sottolinea l'avvocato della parte civile- in quanto non solo vi abitava da poco, ma non c' era nessuna targhetta tale da ricondurre il nome di Marra a quella abitazione. Solo chi la conosceva bene avrebbe potuto introdursi in quella casa.

Un corpo mai ritrovato. Nonostante il corpo di Sonia non sia mai stato ritrovato- "la scomparsa del cadavere implica la dolosa volontà di allontanare da sè sospetti e tracce da parte di un soggetto in contatto con Sonia, non per un'avventura dell'ultimo minuto". Si tornerà nuovamente in aula il 24 novembre per la discussione della difesa dell'imputato. 

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