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Cronaca

Maxi processo alla 'Ndrangheta a Perugia: la Regione vuole essere parte civile

Oltre 50 rinvii a giudizio con accuse pesantissime per il presunto clan che aveva sede a Ponte San Giovanni. Ed il Comune di Perugia segua ora l'esempio della Regione... c'è ancora tempo fino a novembre

Ci saremo anche "noi" a quello che è definito il maxi-processo ad una presunta cosca di 'Ndrangheta che avrebbe fortemente compromesso la sicurezza e l'economia della nostra Umbria con aziende acquistate e spolpate vive, con minacce, prostituzione, giri di droga e minacce a imprenditori e semplici cittadini. Oltre 50 rinvii a giudizio con accuse pesantissime. Ma quello che ha fatto e fa più paura di questa inchiesta Quarto Passo portata avanti dai Carabinieri è che il presunto sodalizio umbro-calabrese sarebbe stato pronto addirittura a diventare "autonomo" dalla cosca di riferimento. Un pericolo salto di qualità criminale? Altro che Umbria covo-freddo delle mafie - utilizzata per riciclare in silensio denari sporchi o per tenere ben nascosto qualche latitante - come si credeva fino a qualche tempo fa. 

Ci saremo anche "noi" vuol dire che ci saremo anche noi umbri a lottare in quell'aula di tribunale per ribadire che ripudiamo la mafia in toto. E questo è possibile dopo che la commissione sulle infiltrazioni mafiose - diretta dal consigliere regionale Giacomo Leonelli - ha chiesto ufficialmente alla Giunta regionale di costituirsi parte civile insieme alle associazioni umbre che da sempre si battono contro la piovra: da Libera fino all'associazione Borsellino. Gli uffici hanno dato il parere favorevole e così questa mattina tramite l'avvocato Nicola Di Mario è arrivata la richiesta ufficiale della Regione nell'aula di tribunale. 

Questa è la grande notizia del giorno. Il resto è invece figlio di un rinvio del processo al 28 novembre prossimo - ad autunno inoltrato - per via di errori in serie sulle notifiche ai tantissimi rinviati a giudizio. Quarto Passo rallenta un po' ma si spera che da novembre vada veloce. Si spera che anche la Regione sarà accettata parte civile. Ma si spera che anche il Comune di Perugia faccia lo stesso. La presunta cosca aveva base a Ponte San Giovanni. Non si può e non si deve cedere neanche un centimetro ai clan. Romizi metta in moto l'ufficio legale del Comune come ha fatto la Regione. Sarebbe un ulteriore segnale che Perugia veramente sta cambiando verso dopo gli anni buii in balia di troppi clan: soprattutto quelli della droga e dello sfruttamento della prostituzione. 

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