Processo Meredith, seconda udienza a Firenze: "Sollecito torna e vuore dire la sua"
In aula a Firenze l'avvocato Giulia Bongiorno annuncia la presenza di Sollecito nelle prossime udienze dopo il suo rientro in Italia. Intanto è stato ascoltato un ex collaboratore di giustizia che scagiona il pugliese e Amanda. Ma è accusato di calunnia
Non importa se era stato accusato di calunnia. Non importa e basta, perché Luciano Aviello, ex collaboratore di giustizia ed ex compagno di cella di Raffaele Sollecito ha nuovamente dichiarato: “Sull'accusa a mio fratello non cambio idea, mio fratello è il colpevole, non lo sono né Amanda né Sollecito. Tutto il resto è noia”. Lo ha nuovamente confermato oggi, 4 ottobre, nell’aula numero 32 della Corte d’assise d’appello di Firenze, durante la seconda udienza del processo Meredith, la ragazza uccisa nella notte del 31 ottobre di sei anni fa. Poche dichiarazioni per Aviello tra cui quella che presto si chiamerà Luciano Lucia per un improvviso “cambio di sesso”.
Ma l’udienza è andata avanti, con un Raffaele Sollecito e una Amanda Knox, ovviamente assenti. Si riparte con l’analisi del coltello dove dovrebbero essere presenti le tracce di Dna dello studente pugliese e che, in base alla teoria ipotizzata dall’accusa, si pensa che proprio quel coltello sia l’arma del delitto. Incaricati dell’operazione due ufficiali dei carabinieri dei Ris di Roma, il maggiore Andrea Berti e il capitano Filippo Barni.
In base a quanto richiesto dal presidente della corte Alessandro Nencini obiettivo dei due ufficiali sarà quello di trovare sul coltello il dna di Meredith o di Rudy Guede che rimane l’unico condannato in via definitiva per l’omicidio della studentessa inglese.
Nel frattempo l’avvocato di Raffaele Sollecito, Giulia Bongiorno, fa sapere che il suo assistito presto sarà in aula “per dichiarazioni spontanee”, ma il quando rimane ancora un mistero. Il difensore di Amanda Knox, Luciano Ghirga, si è detto invece tranquillo sull’esito della perizia.
