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Cronaca

“Prigioniera” in Bahrain per mesi con le ceneri del marito perché nessuno timbra un documento

Disavventura di una signora umbra per ritornare in Italia con i figli e la salma del coniuge, morto nel paese mediorientale dove si trovava per lavoro

Sette mesi “prigioniera” in Bahrain con le ceneri del marito e un documento che in ambasciata non timbra nessuno.

È la disavventura occorsa ad una famiglia umbra che viveva nel paese mediorientale per via del lavoro dell’uomo, poi deceduto a settembre del 2020 per una dissecazione dell’aorta. E dopo questo lutto iniziano i problemi burocratici per la vedova (anche se i due erano legalmente divorziati da 3 anni, ma la sentenza non era stata trascritta).

“È già abbastanza ridicolo così, se non fosse una tragedia personale, ma risultavo la vedova di un divorziato – racconta la donna – Vivevamo in Bahrain dal 2008, poi dal 2010 in maniera ufficiale. Io sono tornata in Italia per un breve periodo e poi di nuovo in medioriente dal 2017. Eravamo divorziati, seppur conviventi. Il mio ex marito si sente male il 25 settembre. La corso in ospedale, l’intervento d’urgenza. Sembrava tutto risolto, invece mi chiamano il sabato per dirmi che era morto. Io chiamo subito l’ambasciata, ma mi danno appuntamento al lunedì successivo”.

E da quel momento è un susseguirsi di rinvio, mail senza risposta, documenti che mancano, indicazioni inesistenti. Per mesi.

“Ho potuto risolvere la questione, seppur con lunghi mesi d’attesa solo grazie alla rete di amicizie locali che avevo stretto personalmente o per via della professione del mio ex marito – prosegue il racconto della signora – In ambasciata non hanno saputo dirmi neanche che tipo di urna utilizzare per le ceneri dopo che avevo deciso di cremarne il corpo. Pensavo che fosse più facile poter rientrare in Italia, ma così non è stato”.

Solo con i contatti personali la signora è riuscita ad ottenere i servizi di un’agenzia funebre che si è occupata delle pratiche della cremazione. Solo grazie ad un amico avvocato, in Umbria, ha potuto presentare un’istanza all’ambasciata per chiedere che provvedesse a rilasciare i documenti per l’espatrio suo, dei figli e delle ceneri del defunto. Anche in questo caso con estrema difficoltà, anche solo per riuscire a far sigillare l’urna da poter portare in Italia.

Un continuo invio di mail e di telefonate, spesso senza risposta, che si è protratto fino al 24 aprila del 2021, quando dall’ambasciata è arrivato il nulla osta alla partenza, avvenuta ai primi di maggio.

In tutto questo ha, sicuramente, influito la pandemia e la difficoltà nell’accesso agli uffici pubblici, “ma mi sono trovata a non aver alcun aiuto e sostegno – dice ancora la donna – Dopo la morte del mio ex marito non si sapeva dove portare la salma, tanto che è rimasta a lungo nella camera mortuaria dell’ospedale; non potevo andare a vedere il corpo, non sapevo se poter fare e come farlo il funerale. Il riconoscimento l’ho fatto io con il titolare dell’agenzia funebre, ma dall’ambasciata non è venuto nessuno”.

Alla fine l’intera documentazione è arrivata nella mani della donna grazie al pagamento i 50 euro e ad una lunga seduta in un ufficio di quella che è l’equivalente della Camera di commercio in Italia, ma del Bahrain: “Sono riuscita a fare tutti i documenti necessari e portarli in ambasciata. E anche in questo caso sono riusciti a fare degli errori – conclude la signora - Ad esempio hanno tradotto aneurisma per dissecazione dell’aorta con aneurisma cerebrale. Ad aprile, infine, mi hanno dato il permesso di partire. Mi domando come avrebbe potuto risolvere, senza l’aiuto dell’ambasciata come nel mio caso, la situazione una persona straniera, in un paese straniero dove non ha conoscenze di sorta? Io sono riuscita a tornare in Italia con i resti del mio ex marito dopo 7 mesi”.

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