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Cronaca

Storie di caporalato del Centro Italia: reclutati a 4 euro all'ora per stare tutto il giorno in vigna

L'inchiesta di Prato che ha colpito una nota azienda di Chianti passa anche per Perugia dove è stato messo ai domiciliari un perugino. Ecco cosa accadeva nei vigneti più amati nel mondo

Era il faccendiere dei cosiddetti "re del chianti" ovvero i fratelli Coli. Ma da ieri mattina è agli arresti domiciliari nella sua casa di Perugia dopo la visita della Digos su mandato della Procura di Prato. G.M. - le iniziali - residente nel capoluogo umbro secondo gli inquirenti toscani ha avuto un ruolo nella presunta associazione a delinquere che complessivamente è accusata di caporalato (reclutamente e sfruttamento di lavoratori), truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, fatture false, smaltimento illecito di rifiuti e frode in esercizio commerciale. 

L'inchiesta nasce dopo che la magistratura aveva individuato un pachistano, dipendente della Coli, come reclutatore di connazionali che poi venivano impiegati per meno di 4 euro all'ora - nei vigneti - con orari massacranti. "Era gente disperata che si accontentavano di pochi spiccioli. I proprietari mi minacciavano se non gli portavo questa gente con regolarità. Rischiavo di perdere il posto di lavoro se non obbedivo".

La beffa è che per ottenere fondi europei l'azienda avrebbe fatto figurare che i braccianti prendevano 15 euro all'ora e non certo quei misarbili 4 euro. Per far sembrare tutto vero si consegnava al caporale-dipendente un assegno gonfiato (quella da 15 euro). Ma poi lo stesso doveva restituire in maniera segreta l'80 per cento della cifra distribuendo ai braccianti solo il restante 20 per cento (i famosi 4 euro all'ora).

Gli inquirenti hanno scoperto tra l'altro che una parte del vino spacciato per Chianti doc in realtà era una miscela di uvaggi provenienti dalla Puglia. Ma sull'etichetta e sul prezzo si faceva figurare solo il vitigno più prezioso e più costoso. 

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