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Cronaca

I lavori di potatura finiscono in tribunale, querele incrociate sul conto da pagare e i rami da rimuovere

I committenti contestano lo svolgimento del lavoro, il titolare della ditta pretende il pagamento della fattura

La potatura delle piante si trasforma in una battaglia legale a colpi di denunce incrociate tra il committente dei lavori e l’esecutore: uno afferma che il lavoro non è stato portato a termine, l’altro risponde che non è stato pagato quanto pattuito.

Secondo i committenti dei lavori di potatura, l’uomo avrebbe dovuto potare 19 piante, pini e cipressi, curare gli alberi e portare via tutto il materiale legnoso risultante dal taglio.

Per le operazioni di potatura avrebbe utilizzato una scala mobile con cestello, impiegando due giorni per il solo taglio dei rami. Per rimuovere i rami tagliati avrebbe chiamato quattro operai con un camion. I committenti sostengono di no e che il lavoro non sarebbe stato né finito né fatto a regola d’arte.

Il potatore, finito davanti al giudice e difeso dall’avvocato Michele Maria Amici, sostiene di aver fatto tutto quello che doveva fare, chiamato gli operai e portato via il materiale di risulta. E quando si sarebbe presentato per farsi pagare, invece dei 7.500 euro pattuiti, ne avrebbe ricevuti solo 1.800.

Da qui la denuncia per insolvenza fraudolenta sporta contro i committenti dei lavori di potatura. I quali, a loro, volta, hanno presentato una denuncia per tentata truffa, indicando anche i testimoni che avrebbero potuto riferire sullo svolgimento dei lavori.

Il giudice per l’udienza preliminare ha stabilito che il caso necessita dell’approfondimento dibattimentale, anche per valutare le indagini difensive svolte dall’avvocato, e ha rinviato a giudizio l’uomo.

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