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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Porta Pesa, quei capolavori della chiesa di Santa Maria Nuova "rapinati" e prestati mai tornati

Insomma: fra rapine, sistemazioni provvisorie, salvataggi, prestiti, Santa Maria Nuova è spogliata dei suoi gioielli. Quod non fecerunt barbari, fecerunt Barberini, Gallici et… Perusini.

La chiesa di Santa Maria Nuova, alla Pesa. Quello che manca è rapinato o “prestato”. Ma non torna. Capolavori d’arte e di cultura, scomparsi da una delle più antiche chiese cittadine, dotata di un patrimonio irredimibile… o quasi. Ne citiamo almeno quattro di questi furti o “prestiti” mai tornati. La rapina più consistente è quella della tela del Perugino, portata via dai Francesi. Ora c’è una mesta copia spiegata dalla frase sottoscritta, “Nel 1822 Giuseppe Carattoli fece questa copia dipinta da Pietro Perugino per questa chiesa donde ne fu tolta e portata in terra straniera” (foto). Sorte analoga toccò alla pala, sempre del Perugino, lo “Sposalizio della Vergine”, realizzato per la Cappella della Compagnia del Santo Anello, in Cattedrale. Fu sottratto durante l'occupazione napoleonica e oggi sta al museo di Caen. Dal 1825, al Santo Anello c’è un modesto sposalizio di Jean Baptiste Wicar. Non parliamo poi dei capolavori rubati da San Francesco al Prato.

Tornando a S. Maria Nuova, oltre alla “gallica spoliazione”, non mancano anche più recenti “espropriazioni”, definite “prestiti” e mai più rientrati. Sempre da qui fu depredata la Madonna di Loreto del Perugino, “Madonna fra i santi Girolamo e Francesco”, oggi a Londra. Ne resta una misera predella oggi in Galleria Nazionale. Cito due delle situazioni più fastidiose, sulle quali abbiamo appuntato la nostra attenzione (https://www.perugiatoday.it/attualita/tela-settecentesca-appiani-parrocchiani-porta-pesa-chiedono- la-restituzione.html). In un successivo servizio sollecitato dai parrocchiani, che parlano platealmente di “scippo”, tornavamo in tema (https://www.perugiatoday.it/attualita/chiesa-santa- maria-nuova-depredata-opere-d-arte.html). Purtroppo, per le opere d’arte, succede come per il libri: mai prestare!

Il primo “prestito”, asseritamente “salvata”, è una tela settecentesca di Francesco Appiani “Madonna in gloria con S. Giovanni Battista, S. Filippo Neri e S. Giovanni Benizi”. Oggi è appesa in cattedrale: sta sopra il confessionale, prima del transetto di sinistra. Peraltro al buio e messa alla meglio. Fu prelevata in occasione dei restauri della chiesa dei Serviti, alla Pesa, e mai più restituita. Insomma, messa “al sicuro”, ma altrove.

Un altro “prestito” è costituito dalla Statua lignea del Santo Cavaliere Artigiano, prelevata da una nicchia dell’altare degli artisti e artigiani. Il pavimento davanti all’altare è peraltro impreziosito da un coperchio sepolcrale con gli attrezzi di arti e mestieri in rilievo. Anche quella scultura fu presa in occasione di una mostra e portata al Museo diocesano. Ma non è più rientrata. Fra l’altro, decontestualizzata, viene privata del suo originario valore. Insomma: fra rapine, sistemazioni provvisorie, salvataggi, prestiti, Santa Maria Nuova è spogliata dei suoi gioielli. Quod non fecerunt barbari, fecerunt Barberini, Gallici et… Perusini.

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