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Cronaca

Piccolo Carro accusato di truffa e frode: la difesa chiede la restituzione dei circa 400mila euro sequestrati

La difesa ha depositato questa mattina il ricorso per il Riesame del decreto di sequestro preventivo, chiedendo il dissequestro delle somme, tra conti correnti, immobili e auto

Sono 400mila euro circa, il totale dei beni sequestrati (tra conti correnti, immobili e auto) alla cooperativa Piccolo Carro, finita sotto la lente d’ingrandimento della procura di Perugia per truffa ai danni dello Stato e frode nelle pubbliche forniture. Il sequestro preventivo di sei milioni e trecentomila euro è stato disposto dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Perugia ed ora i coniugi Cristina Aristei (presidente) e Pietro Salerno (vice presidente) dovranno rispondere delle accuse mosse dalla procura nei loro confronti.

Intanto la difesa –avvocato Gianni Zurino, che rappresenta la società cooperativa  Piccolo Carro, ha depositato il ricorso per il Riesame avverso al decreto di sequestro, chiedendo la restituzione integrale dei beni. Il legale del Piccolo Carro ha esposto che “il sequestro non ha una plausibile giustificazione giuridica e colpisce severamente chi ha operato ispirandosi non solo al rispetto della complicata e talvolta difficilmente intelleggibile normativa di settore ma anche a criteri di massima correttezza e rigore di cui danno atto in numerosissime e qualificate attestazioni”.

Aggiunge l’avvocato Giancarlo Viti che “la Aristei, come Salerno, prima o poi saranno prosciolti e verrà riconosciuta la loro assoluta estraneità, con l’auspicio che quando ciò accadrà non sia troppo tardi e che non sia a quel punto disperso il qualificatissimo patrimonio di esperienza di cui sono portatori in un settore di assoluta delicatezza”.

Secondo il pm Adragna, avrebbero gestito le strutture residenziali con ospiti minori  a carattere di attività terapeutico - sanitaria, ma senza averne le autorizzazioni. Secondo l'accusa nelle varie sedi dislocate da Perugia a Bettona, sarebbero stati erogati prestazioni di tipo terapeutico sanitario; per ogni paziente minore ospite la struttura riceveva 400 euro al giorno anche in virtù della valenza sanitaria della prestazione (requisiti però che non avrebbe posseduto) rispetto a quella esclusivamente a carattere socio - educativo. Gli indagati sono difesi dagli avvocati Viti, Tedesco e Zurino.

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