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Cronaca

Peste suina africana, nuovo caso vicino al confine: Umbria in allerta

Convocata l’Unità di crisi regionale, nuovo appello ai cittadini

Nuovo caso di peste suina africana nel Lazio. Un cinghiale infetto è stato rinvenuto nel comune di Borgo Velino, in provincia di Rieti, a pochi chilometri dal confine. E in Umbria sale l'allerta. 

L'assessore alla Salute della Regione Umbria, Luca Coletto, annuncia con una nota che "è stata immediatamente convocata l’Unità di crisi regionale dove si è deciso di programmare un incontro con le Regioni Lazio, Abruzzo, Marche e Toscana per esaminare eventuali azioni comuni da intraprendere". E ancora: "In virtù dell’innalzamento del livello di allerta - prosegue Coletto - , è stato dato mandato ai Servizi veterinari Usl di aumentare i controlli negli allevamenti di suini situati in prossimità dell’area infetta. Sono inoltre state programmate attività di ricerca attiva delle carcasse nel territorio regionale con il coinvolgimento degli ATC umbri". 

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Dalla Regione arrivano 'nuove' indicazioni per i cittadini e l'appello "ad adottare alcuni comportamenti che possono impedire la diffusione della malattia responsabile di enormi conseguenze economiche dovute ai costi di eradicazione, blocco delle esportazioni di prodotti nazionali e regionali come gli insaccati di carne suina". E ancora: "Tenuto conto che la patologia si trasmette anche attraverso materiali e alimenti contaminati che possono essere di facile accesso ad animali quali i cinghiali, sensibili alla patologia, si raccomanda di smaltire i rifiuti alimentari, di qualunque tipologia, in contenitori idonei e chiusi e non somministrarli per nessuna ragione ai suini domestici o ai cinghiali, di non lasciare rifiuti alimentari in aree accessibili ai cinghiali e informare tempestivamente i Servizi Veterinari del ritrovamento di una carcassa di cinghiale attraverso il numero unico regionale (075 81391)".

La Regione Umbria evidenzia anche che "qualora il territorio dovesse essere interessato dall’infezione, saranno vietate nelle aree colpite la raccolta dei funghi e dei tartufi, la pesca, il trekking, il mountain biking e le altre attività che, prevedendo l’interazione diretta o indiretta con i cinghiali infetti o potenzialmente infetti, comportano un rischio per la diffusione della malattia".  

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