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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca

PERUGINITA' Le pietre perugine raccontano l'accatto religioso dal Medioevo fino al Seicento

Quel reperto lapideo in via Bonazzi, attivo testimone dei comportamenti sociali del tempo che fu

Quel reperto lapideo in via Bonazzi, attivo testimone dei comportamenti sociali del tempo che fu. Una volta, la strada era detta San Biagio, per via della chiesa dei Santi Stefano e Biagio, oggi trasformata in negozio. Lì vicino sta la chiesa seicentesca della Compagnia del Suffragio, disegnata dall’Alessi. All’esterno si affaccia un piccolo offertorio in pietra “per le anime del Purgatorio” (foto). Si spiegano così le facili e motivate irrisioni dei protestanti tedeschi, capeggiati da Lutero, il cui slogan ironico (girato nell’italica lingua) suonava: “Quando cade il soldin nella cassetta / vola in cielo l’anima benedetta”.

Scopo del Sodalizio era quello di aiutare a salire in cielo le anime purganti. I confrati portavano un sacco di tela e un teschio in capo, come recita la loro Costituzione del 1628. Poco dopo c’è la chiesa di San Crispino, protettore dei calzolai, potente corporazione che aveva in Fontenuvo (via Enrico dal Pozzo) l’Ospitale, a pietre bianche e rosa, dove venivano trattenuti “tisici e mentecatti”. La questua attraverso pietre con intaglio era comune in città: si pensi a corso Garibaldi, presso il convento di Colomba da Rieti, dove sulla pietra d’accatto sta scritto, in dialetto perugino “cassetta pla lemosina”. 

Insomma: la questione delle indulgenze a pagamento scandalizzò i protestanti tedeschi. Eppure nella Vetusta c’erano confraternite che raggiungevano gli scopi sociali (funerali per non abbienti, assistenza a vedove, orfani e ragazze “derelitte”) proprio attraverso la questua o, come si dice in perugino, l’accatto. Mutatis mutandis, oggi esistono forme non meno false di accatto.

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