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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca

PERUGINERIE La statua di Vincenzo Danti a papa Giulio III non esalta la libertà perugina, ma la sua sottomissione. Attenti ai Grifi rivelatori

Pochi hanno notato (sii sincero, amico lettore) la presenza di due Grifi in posizione sottomessa, rispetto al potere papalino

PERUGINERIE. La statua di Vincenzo Danti a papa Giulio III, sul sagrato della chiesa cattedrale, non esalta la libertà perugina, ma la sua sottomissione. Attenti ai Grifi rivelatori. Smentita la presunta benevolenza del pontefice che restituì alla città le magistrature democratiche. La ripulitura della scultura racconta un’altra possibile lettura di una figura tutt’altro che liberale. Pochi hanno notato (sii sincero, amico lettore) la presenza di due Grifi in posizione sottomessa, rispetto al potere papalino.

PERUGINERIE La statua di Vincenzo Danti a papa Giulio III e il simbolismo dei grifi

È noto che, dopo la guerra del Sale contro papa Paolo III Farnese, il successore, Giulio III, riconsegnò alla città una parvenza di democrazia. Un “parvenza”, appunto. Lo racconta la storia, ma lo raccontano soprattutto un paio di particolari rivelatori che sfuggono ai più. O comunque agli osservatori meno attenti. È vero che Vincenzo Danti – si spiega in uno dei quattro pannelli del basamento – realizzò l’opera da giovane, come precisa l’iscrizione di paternità, che equivale ad una firma, ai piedi della statua: VINCENTIUS DANTES PERUSINUS ADHUC PUER FACIEBAT. Che sta per “L’ha realizzata [la statua] il perugino Vincenzo Danti ancora giovane”. Alla lettera si dice “ragazzo” per significare che Danti realizzò l’opera da giovane, in collaborazione col padre, essendo nato nel 1530. Aveva dunque 25 anni e tanto “puer” non era.

È dunque certo, anzi certissimo, che il papa avesse visionato, e approvato, il bozzetto della statua. Ma veniamo ai due Grifi, uno a destra e uno a sinistra. Il fiero animale ha un aspetto dimesso, quasi spaventato. “Chiotto, chiotto”, si direbbe in perugino. E ve ne sono le ragioni. Grifi, dunque, sottomessi. Quello di destra (di chi guarda) è stretto fra la manica della ampia veste e le chiavi della città. Ha uno sguardo terrorizzato, schiacciato com’è sotto quella mano dominatrice. Il Grifo di sinistra (che sta sotto la mano destra del pontefice) è anche lui stranito, spaventato.

Significa che, dietro l’apparente democraticità, Giulio III voleva far passare il concetto che il potere sulla città era, e restava, saldamente nelle sue mani. Ricordiamo che la scultura era inizialmente posizionata nella piazza Danti (detta anche “della Paglia” e, non a caso, “del Papa”), davanti al cinema-teatro Turreno. Da dove, per far spazio al capolinea del tram, fu spostata sulle scalette della cattedrale, a lato delle Logge di Braccio (1899). Peraltro la fusione della statua era avvenuta in lega di particolare pregio. Tanto che per un periodo, in età napoleonica, era stata tenuta nascosta per timore che venisse utilizzata come bronzo monetario. Ecco dunque, amici Perugini, una buona ragione per non santificare lo spirito democratico di un papa che, come si dice, “tanto santo” non era.

1 Il Grifo 'spaurato' sotto la mano papale (primo piano)-2

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