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Cronaca

Manette ai polsi del narcotrafficante, la trappola della Polizia lo inchioda

Preso al momento del rinnovo del permesso di soggiorno. Era sfuggito a un'imponente operazione antidroga

Stanato grazie al rinnovo del permesso di soggiorno. Nel pomeriggio di ieri, martedì 20 gennaio 2015, la Polizia ha messo le manette ai polsi di Otuegbe Chukwubuikem Israel, nigeriano del 1978, il “Coach”, il numero due dell’organizzazione criminale nigeriana oggetto dell’operazione “Turnover”, eseguita all’alba dello scorso 21 maggio in diverse città italiane. L’indagine “Turnover”, condotta dal settembre 2012 al settembre 2013 dagli uomini della Sezione Prima “Criminalità Organizzata” ha permesso di portare alla luce un pericoloso e articolato sodalizio criminale di narcotrafficanti nigeriani, che importavano in Italia cocaina ed eroina, prodotte nei vari paesi produttori come quelli dell’America Latina ed Asiatici, stoccate in Africa e trasportate da un esercito di corrieri-ovulatori, quasi sempre nigeriani, capaci di “ingerire” per il trasporto fino a circa 1 Kg di sostanza confezionata in ovuli termo-saldati, ed attraverso rotte aeree intercontinentali più disparate, opportunamente studiate per eludere i controlli alla frontiera: i corrieri giungevano, quasi sempre, allo scalo romano di Fiumicino, ma provenivano da diversi aeroporti dei più svariati paesi africani, come il Togo, il Camerun e molti altri.

La droga, una volta immessa sul territorio nazionale, veniva gestita dai diversi “referenti” locali, anch’essi rigorosamente nigeriani ed appartenenti alla medesima “rete”, i quali, ciascuno nella provincia o zona di competenza, provvedevano a rivenderla, come dei veri e propri grossisti, a chi ne gestiva lo spaccio a livello “locale”.

Nel corso dell’attività investigativa, gli uomini della Squadra Mobile, coadiuvati dal personale della Polizia di Frontiera, avevano tratto in arresto in flagranza di reato una decina di corrieri sorpresi nella detenzione, complessivamente, di circa 10 Kg. di sostanza stupefacente, ed all’esito dell’operazione, a fine maggio, il Gip di Perugia Brutti, su richiesta del pm Comodi, aveva emesso ben 37 misure cautelari a carico dei membri del gruppo, ormai quasi tutti già assicurati alla giustizia.

Tra i soggetti non ancora catturati e dei quali gli uomini della “Criminalità Organizzata” non hanno mai interrotto le ricerche, particolare attenzione era da sempre rivolta al nigeriano, numero due dell’intero sodalizio e “boss” del traffico su Torino e zone circostanti, responsabile dell’area piemontese per lo smistamento della droga in arrivo dall’estero.

Il nigeriano, oltre ad essere il capo della zona di Torino e pertanto luogotenente locale del “capo dei capi”, Anioke Jonathan, presente a Roma, era anche il suo “vice” nell’intera organizzazione, e curava in particolare i rapporti con i referenti esteri: aveva continui contatti con sodali presenti in Gran Bretagna, Francia, Svizzera, Spagna. Grecia, ma anche fuori dall’Europa, in Africa ed in India.

Conosciuto alle forze dell’ordine con almeno altri due falsi nominativi (“alias”), annovera numerosi precedenti penali soprattutto specifici: nel 2012, in particolare, venne coinvolto nell’operazione “Remontada 2012” della Squadra Mobile di Torino, analoga a “Turnover”, nel corso della quale venne tratto in arresto con mezzo chilo di eroina e cocaina.

Ma ogni volta che spuntava un’ordinanza, lui spariva nel nulla. Gli investigatori di Perugia non si sono persi d’animo e facendo leva sulla posizione di “regolarità” sul territorio nazionale del nigeriano in questione, hanno pensato di giocare, fin da subito, la carta “amministrativa”: cioè, oltre ad aver avviato tutti i canali di ricerca internazionale, per non lasciare intentata neanche una possibilità su Torino, luogo dal quale evidentemente il ricercato non si era mai allontanato, hanno allertato il locale Ufficio Immigrazione: prima o poi, “Coach”, per rimanere in Italia e probabilmente per continuare a svolgere la sua attività “commerciale” di droga, si sarebbe rivolto a quell’Ufficio, per chiedere il rinnovo del permesso di soggiorno di cui già disponeva. E lì è scattata la “trappola”: al posto del “tagliando” per il rinnovo del soggiorno, gli è stato recapitato un bel paio di manette della Squadra Mobile, ed un viaggio di sola andata per un soggiorno “gratuito” presso la Casa Circondariale di Torino.

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