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Cronaca

"Quel campetto davanti alla Stranieri è uno scempio. Affidiamone la riqualificazione al Maestro Giuliano Giuman"

Perugia e l’architettura della incompletezza | La seconda parte dell’analisi di Giancarlo Baronti intervistato dall'Inviato al Cittadino

Perugia e l’architettura della incompletezza… nell’analisi di Giancarlo Baronti (la seconda parte del nostro servizio). Quel campetto davanti alla Stranieri è uno scempio. Affidiamone la riqualificazione al Maestro Giuliano Giuman.  Riprendiamo il discorso rimasto al brutto dell’incompletezza della chiesa cattedrale.

“Il non finito è ciò che resta di un progetto realizzato completamente solo sulla carta e non terminato per motivi per lo più economici. Anche l’edificio non finito contiene un forte impatto culturale, poiché nella sua incompiutezza (che non possiede niente di bello e tanto meno di armonico), ricorda che - anche nel passato - confraternite e congregazioni, in lotta tra di loro per realizzare costruzioni sempre più maestose, potevano trovarsi in difficoltà economiche e non completare le opere intraprese, come è successo per quasi tutte le chiese di Perugia”.

Ma c’è anche un bello del ‘non finito’.
“Contrariamente a quanto ritengono molti storici dell’arte, il non finito di cui stiamo parlando non è certamente quello delle statue di Michelangelo, che non ebbe il tempo di togliere il superfluo che nascondeva le “sue” figure. Il non-finito brutto non suscita sensazioni estetiche positive, ma solo un’impressione di “mancanza” e di superficialità in coloro che hanno intrapreso un lavoro, non avendo in cassa i denari per finirlo. Dunque, nel vedere la cattedrale di Perugia, viene da pensare che una sera le maestranze che vi lavoravano se ne siano tornate alle loro case e la mattina successiva non abbiano più ripreso il lavoro”.

San Lorenzo come esempio di ‘grezzo brutto’?
“In effetti, ciò che ci troviamo imponentemente davanti non è la Cattedrale ma solo il “grezzo” di ciò che doveva divenire al termine dei lavori: difatti, presenta molto evidentemente, i gradoni per sostenere i progettati marmi levigati bianchi e rosa mai ricevuti. Ha, quindi, l’aspetto mesto e trascurato di una caserma collocata lì per caso, in modo particolare se si pone a confronto con i gioielli che sulla piazza insistono: la Fontana Maggiore e il Palazzo dei Priori”.

Ci sono anche interventi posteriori e ‘posticci’
“In modo particolare, alcuni interventi successivi fatti sul duomo, quali il monumentale portale appiccicatovi sopra, stridono e fanno risaltare ancora di più la rusticità e la “rozzezza” complessiva dell’opera che richiederebbe un intervento radicale, come circa un secolo fa è stato fatto per San Francesco al Prato”.

Perugia, insomma, soffre di lentezza?
“A Perugia, sono anni che non si muove niente, se non la costruzione di palazzi in periferia e qualche gettata di cemento sotto gli Arconi del Sopramuro. È ora di ripensare alcuni monumenti del centro storico, perché devono rimanere vivi e non congelati nel loro antiestetico immobilismo, periodicamente restaurato. Non si capisce perché, sino a poco tempo fa, si poteva intervenire (ovviamente con tutte le cautele e il rispetto dovuto), sui monumenti storici, mentre oggi appaiono congelati. In modo che tutto il centro storico della città rimane sempre mummificato, se non intervengono interessi economici forti. Ma, così facendo, tutto sta scivolando verso un inarrestabile degrado”.

Il ruolo delle Soprintendenze. E quei palazzi colorati?
“A cosa servono le Soprintendenze, se non riescono neppure a impedire che in piazza IV Novembre, tutta giocata sui toni del rosa e del grigio, qualcuno possa dipingere le facciate dei propri palazzi di verde pisello, un colore forse di moda nel Settecento, ma che sicuramente già allora stonava con le nuance tipiche del contesto”.

So che ti sta sul gozzo il campetto da basket di piazza Ruggero Puletti. La questione dello spaccio.
“Uno scempio. Posto di fronte a due dei più importanti monumenti di Perugia, l’Arco Etrusco e il seicentesco Palazzo Gallenga, dopo uno spazio adibito abitualmente a parcheggio selvaggio e saltuariamente a spaccio di sostanze stupefacenti, si trova un campetto da pallacanestro, per lo più utilizzato dagli studenti della Università per Stranieri”.

Come utilizzare, dunque, quello spazio?
“Mi chiedo se non sia possibile utilizzare tale spazio in modo da valorizzare il luogo in cui si trova. Ad esempio affidandone la risistemazione artistico-monumentale al maestro Giuman, per realizzare un luogo di presentazione e di valorizzazione degli aspetti più rilevanti della città”.

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