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Cronaca

Ristorante camuffato da circolo ricreativo: i titolari condannati a pagare mezzo milione di euro di tasse arretrate

Per tre anni non avevano dichiarato mai nulla e non avevano registratore di cassa e libri contabili. L'attività di ristorazione ricostruita attraverso i movimenti bancari

I documenti e la licenza riportavano in calce la denominazione “circolo culturale ricreativo”, ma per il fisco si sarebbe trattato di un ristorante che per tre anni no ha mai presentato la dichiarazione dei redditi. Dopo 19 anni la Cassazione mette fine al contenzioso: ha ragione l’Agenzia delle entrate e la coppia che gestiva il locale deve pagare oltre 500mila euro di tasse e sanzioni.

Le indagini, condotte attraverso l’analisi della documentazione bancaria, in quanto i titolari non avevano tenuto alcun registro o documentazione fiscale, avevano portato all’emissione di tre avvisi di accertamento per imposte dirette, IRAP e IVA relativi agli anni d’imposta 2003, 2004 e 2005 per un ammontare di 520mila euro di evasione fiscale.

La Commissione tributaria regionale dell’Umbria aveva respinto tutte le richieste dei titolari dell’attività di ristorazione portata avanti “sotto le sembianze di circolo culturale e ricreativo”.

Lo svolgimento dell’attività di ristorazione era stato verificato attraverso la “ricostruzione dei ricavi con l’esatta imputazione dei costi effettivamente documentati”, grazie ai “prelevamenti e ai versamenti sui conti correnti oggetto di verifica”.

I titolari dell’attività hanno tentato l’ultima carta in Cassazione, ma i giudici hanno ritenuto corretta la ricostruzione dell’Agenzia delle entrate e della Commissione tributaria, condannando la coppia a pagare 520.000 di tasse arretrate.

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