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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Pos o contanti: "Avvocato, per ora grazie". Disavventure e storie per la liquidazione delle parcelle

Da chi chiama perché ha "perso la busta con i soldi" a chi aspetta la tredicesima per saldare

L’obbligo di accettare pagamenti con il pos vale per tutti. Si potranno pagare anche gli avvocati con il bancomat, anche se tra la categoria serpeggia lo scetticismo. Le scuse per non pagare gli avvocati sono tante. In questo caso il cliente “furbetto” cosa dirà: “Mi si è smagnetizzato il bancomat”?

D’altro canto non c'è bisogno di scomodare i capponi che Renzo Tramaglino porta con sé quando si reca presso l'azzeccagarbugli per tentare di risolvere la questione del matrimonio con Lucia Mondella, per capire che il cliente insolvente (tra cui si annovera anche lo Stato) è l'altra faccia della "questione" giustizia. Un vecchio detto descrive bene il rapporto assistito-legale: quando il cliente andava dall'avvocato doveva bussare con i piedi (le mani, infatti, erano occupate a reggere capponi, vino, olio o cesti natalizi). Adesso non è più così e, spesso, l'avvocato deve i"seguire" il cliente per farsi liquidare la parcella.

Basta fare un giro di telefonate tra gli avvocati umbri per capire che la frase "caro avvocato, grazie di avermi difeso, ma ora non la posso pagare" e purtroppo ricorrente (spesso anche “per ora grazie, avvocato”). Qualcuno si è anche sentito dire: “A febbraio prendo la tredicesima e la pago”.

E le soluzioni sono due: aspettare o fare "causa". O meglio: chiedere all'Ordine degli avvocati il parere di congruità della parcella, cioè una valutazione delle tariffe applicate, sia per quelle che non vengono saldate sia per quelle che vengono contestate. I dati forniti dai vari Consigli dell'ordine descrivono bene quanto accade. Nel distretto di Perugia sono stati depositati un centinaio di pareri di congruità al mese; nel Ternano sono 50 al mese, mentre i depositi e nello Spoletino 30. In un anno in Umbria si chiede il parere di congruità su duemila parcelle non saldate. Il dato è, però, sottostimato in quanto sono altrettante le parcelle tenute in un cassetto da parte degli avvocati che danno ancora tempo al cliente inadempiente.

I casi di clienti insolventi sono in deciso aumento, spesso pagano un acconto e poi il saldo non arriva più. Questo è un florilegio di casi raccolti dagli avvocati perugini in forma anonima. C'è, ad esempio, l'avvocato che riceve la telefonata del cliente: "Sto arrivando per saldare la parcella". Passa un'ora e non si vede nessuno. Il professionista richiama la persona e questa: "Mi vergognavo a salire in studio perché mi sono perso la busta con l'assegno. Ripasso appena posso". Logicamente non si è fato più vivo.

C'è l'imputato "furbo" che dopo tante udienze decide di cambiare difensore al momento della discussione, quindi evita di pagare l'avvocato che lo ha seguito fino a quel momento. C'è il cliente che contratta sulla fattura per risparmiare l'Iva. Oppure quello che "ha una sola parola", ma uscito di cella è diventato "uccel di bosco".

Un altro avvocato, invece, ha ricevuto il cliente straniero che stava per partire in vacanza e voleva saldare il conto: "Avvocato mi dica quanto è che vado a ritirare i soldi in banca. Posso lasciare le valigie qui e le riprendo dopo?". L'assistito non si è più presentato e quando il legale ha guardato dentro i borsoni c'era solo carta appallottolata.

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