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Cronaca

Operazione "Quarto passo", la Cassazione revoca la sorveglianza speciale all'imputato per 'Ndrangheta

La decisione dopo cinque anni di misura cautelare emessa nell'ambito del procedimento contro le infiltrazioni criminali in Umbria

La Cassazione ha annullato la misura della sorveglianza speciale cui era sottoposto uno degli imputati nel procedimento scaturito dall’operazione “Quarto passo”.

Il maxi processo contro la ndrangheta, con 56 persone imputate per associazione per delinquere di stampo mafioso, ricettazione, estorsione, traffico di droga, truffa, usura, è stato fermato di nuovo da un cavillo.

Secondo l’accusa gli imputati sarebbero tutti appartenenti ad un presunto clan mafioso che voleva mettere le mani sull’economia nel territorio perugino attraverso l’acquisizione di 39 imprese, 106 immobili, 129 veicoli, 28 contratti assicurativi, oltre 300 rapporti bancari e di credito. La base operativa della banda sarebbe state a Ponte san Giovanni, mantenendo contatti con le famiglie di Cirò e Cirò Marina.

L’imputato, difeso dall’avvocato Gaetano Figoli, da cinque anni non può lavorare, accompagnare i figli al centro commerciale (perché fuori comune di residenza), ogni giorno in caserma o in questura per firmare. “È un vero e proprio accanimento” denuncia l’uomo, commerciante e raccoglitore di materiali ferrosi, incappato nelle maglie della giustizia con l’operazione “Quarto passo” su una presunta cosca di calabresi che avrebbe operato con metodi mafiosi in Umbria.

La Cassazione ha annullato la misura, con rinvio alla Corte d’appello di Perugia che il 6 luglio dovrà discutere nuovamente della questione e decidere sul ripristino di una misura simile o revocare la stessa.

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