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Cronaca

Perugia, manda la cognata in ospedale con un trauma cranico: revocata la licenza di caccia e tolti i fucili

Il Tribunale amministrativo regionale dell'Umbria conferma la decisione della Prefettura: "Inaffidabile alla custodia di armi"

Manda in ospedale la cognata con un trauma cranico e gli revocano licenza e fucili. Siccome la donna ha ritirato la querela, lui fa ricorso al Tribunale amministrativo regionale dell’Umbria per tornare in possesso delle armi.

L’uomo, difeso dall’avvocato Marzio Vaccari, si era visto recapitare il “divieto al ricorrente di detenere le armi e le munizioni in suo possesso, ingiungendo al medesimo di cedere le stesse a persone non convivente entro il termine di 150 giorni” dopo la denuncia “presentata nei suoi confronti dalla cognata per il reato di lesioni dolose, successivamente ritirata”.

Nel ricorso si sostiene “che i provvedimenti impugnati si fonderebbero unicamente sui fatti descritti nella denuncia quasi contestualmente rimessa con regolare accettazione, senza che sia stato addotto alcun ulteriore elemento che evidenzi il venir meno dell'affidabilità in ordine alla detenzione di armi”.

Il Tar ha ritenuto che “l’inaffidabilità del ricorrente circa il buon uso delle armi in suo possesso” risulti dagli atti, cioè dal “comportamento aggressivo per futili motivi, come puntualmente riportato nella denuncia emessa nei suoi confronti e contenente la precisa indicazione dei fatti contestati, peraltro avvenuti alla presenza di testimoni, nonché dal trauma cranico non commotivo (valutato guaribile in 5 giorno dal referto ospedaliero) riportato dalla denunciante a seguito dell’aggressione subita, a nulla rilevando l’intervenuta remissione della querela, stante l’assenza di elementi probatori di segno contrario a quanto riferito nella denuncia medesima”.

Ne consegue il rigetto “dei tre motivi di ricorso, unicamente incentrati su una diversa ricostruzione dei fatti proposta in modo del tutto generico, senza offrire alcuna pertinente e plausibile alternativa alla versione dell’evento, come correttamente valutato” da Prefettura e Questura di Perugia, con conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese del giudizio.

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